Pioggia di milioni su radio e tv regionali
La quota del canone versata alle emittenti regionali andrà portata ‘in tempi brevi’ al 6%
La quota del canone radio-tv versata alle emittenti regionali sarà aumentata. Lo ha deciso ieri il Consiglio degli gli Stati approvando (39 voti contro 4 e 1 astenuto) una mozione dell’ex consigliere nazionale Christophe Darbellay (Ppd/Vs), ripresa da Fabio Regazzi (Ppd), che chiede di portarla dal 4% al 6%. La nuova legge sulla radiotelevisione (Lrtv) approvata in votazione nel 2015 prevede che le 21 radio e le 13 tv regionali ricevano una quota compresa tra il 4 e il 6% (oggi: 5%, pari a 67,5 milioni). Le emittenti regionali hanno assolutamente bisogno di un maggior sostegno per poter adempiere al mandato di prestazioni definito nella loro concessione, sosteneva Darbellay. La consigliera federale Doris Leuthard, invitando il plenum a bocciare la mozione, ha ricordato che è stato lo stesso Parlamento a volere la forchetta del 4-6%. Il governo ha già approvato un aumento al 5% (13,5 milioni in più a radio-tv private). Un incremento al limite massimo previsto dalla Lrtv in così poco tempo è però inopportuno, ha sostenuto, invano, la ministra delle comunicazioni. Il governo avrebbe preferito conservare un margine di manovra per poter introdurre alla fine del 2019 un nuovo sistema di fissazione della quota del canone per le emittenti locali. Visto che anche il Nazionale aveva adottato la mozione, il governo dovrà portare al 6% la quota del canone radio-tv versata alle emittenti regionali “in tempi brevi”. Le 21 radio e 13 televisioni locali riceveranno così 27 milioni in più rispetto al 2015. Tale incremento dovrà avvenire senza aumentare il canone. Il Consiglio federale ha ribadito la volontà di abbassarlo al di sotto dei 400 franchi. Sempre in ambito mediatico, il Consiglio degli Stati ieri ha approvato (21 voti contro 15 e 5 astenuti) una mozione commissionale che chiede al governo di modificare le basi legali affinché la Ssr “collabori con altri partner nel settore dei media per rafforzare la pluralità delle opinioni e dell’offerta, senza che si verifichino discriminazioni”. L’atto parlamentare si riferisce alla società Admeira, joint venture di Swisscom, Ringier e Ssr per la commercializzazione congiunta di spazi pubblicitari. Il Consiglio nazionale deve ancora esprimersi.