Trasformazioni in corso
Il processo di digitalizzazione dell’economia spiegato alle famiglie ‘Officina Futuro!’ è l’evento organizzato dalla Supsi al Lac di Lugano per parlare dei cambiamenti tecnologici che influenzano lavoro e società
Il processo di digitalizzazione spaventa? Quali saranno i nuovi mestieri del prossimo futuro? E l’approccio alla privacy da parte delle generazioni più giovani è lo stesso di quello di chi li ha preceduti soltanto dieci anni prima? Sono alcuni dei temi di cui si parla e si scrive quasi quotidianamente. Ma i timori riguardo alle nuove tecnologie sono veramente fondati? «L’informatica e le tecnologie digitali che si stanno affermando in questi anni sono soltanto degli utensili e come tali dovranno essere utilizzati», ci spiega Alessandro Trivilini, professore Supsi ed esperto di nuove tecnologie. «E come tutti gli utensili che fanno parte della dotazione tecnica dei lavoratori di ogni epoca, vanno utilizzati correttamente. Se non si è grado di farlo, di fronte alle novità bisogna aggiornarsi e aggiungere alle conoscenze professionali più datate nuovi saperi», precisa Trivilini che sarà ospite della serata ‘Officina Futuro!’ organizzata per il prossimo 4 ottobre al Lac di Lugano a partire dalle 20 (iscrizione gratuita sul sito www.supsi.ch/go/officinafuturo). Evento organizzato dal Dipartimento tecnologie innovative della Supsi con il supporto del-
l’Ated Ict Ticino (l’associazione legata al mondo dell’informatica) e in stretta collaborazione con il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs), il Dipartimento delle finanze e dell’economia (Dfe) e l’Università della Svizzera italiana. «L’evento è indirizzato alle famiglie e non
è organizzato in forma di conferenza tradizionale ma attraverso il racconto di casi concreti si toccheranno temi quali il cyberbullismo, la privacy, i nuovi mestieri, la sicurezza e in generale il processo di digitalizzazione con enti istituzionali legati al territorio», continua il professor Trivilini. La rivoluzione digitale è in corso e nessun sa quali saranno veramente gli effetti sulla società dei prossimi anni. «Nessuno ha la bacchetta magica. L’intento della serata è quello di avere un approccio interdisciplinare al fenomeno e raccontare, usando gli stessi stilemi dei grandi social network, delle storie sui mestieri che cambiano, sulla cybersicurezza e sulla privacy», continua ancora Trivilini che a proposito di privacy spiega come possa essere intesa in modo diverso a seconda delle generazioni.
Gap generazionale e privacy
«Prendiamo per ipotesi il caso del giovane che si farà impiantare un microchip Rfid sotto la pelle perché così richiesto dal suo datore di lavoro (oltre Atlantico ci sono già aziende che hanno sostituito il classico badge con il microchip, ndr). Possiamo immaginare le accese discussioni in famiglia su questo tema per poi scoprire che al giovane in questione ciò che imbarazza di più non è il microchip sotto pelle ma i video pubblicati sui social network dai suoi genitori – anni prima – di lui in fasce e inerme». Per le nuove generazioni i social network e le tecnologie dell’informazione sono un dato di fatto. «Dobbiamo dare ai giovani gli strumenti per utilizzare questi ‘utensili’ in modo corretto e ai meno giovani la possibilità di formarsi lungo tutta la vita lavorativa che probabilmente non sarà più come l’abbiamo conosciuta fino a oggi», conclude Trivilini.