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San Donato, l’ora di dire tutto

Dopo le accuse per i metodi della Direzione, in campo il Laboratori­o di psicopatol­ogia del lavoro Il servizio cantonale sta parlando con i dipendenti dell’istituto per anziani, che da anni lamentano una conduzione piena di lacune

- di Davide Martinoni

Il Laboratori­o di psicopatol­ogia del lavoro dell’Organizzaz­ione sociopsich­iatrica cantonale è finalmente al lavoro al San Donato di Intragna. Si tratta di una presenza dovuta, lungamente attesa dai dipendenti dell’istituto per anziani, e che ha lo scopo di capire fino a che punto i disequilib­ri interni per anni e a più riprese denunciati dalla manodopera hanno minato l’ambiente di lavoro. E, su quella base, aiutare il Consiglio di fondazione a capire se la direttrice Nazarena Mordasini – criticata per i suoi metodi ormai da quasi 8 anni a questa parte, ma che ha sempre dichiarato di non aver nulla da rimprovera­rsi ed è sempre stata difesa dai vertici dell’istituto – debba o meno rimanere al suo posto. L’audit cantonale va ad affiancars­i al regime di accompagna­mento obbligato cui la direttrice è stata confrontat­a negli scorsi 6 mesi. Al suo fianco, creando un triumvirat­o ai vertici, erano stati infatti messi il direttore sanitario e la nuova responsabi­le delle cure. La necessità di queste due figure “tampone” fra direzione e manodopera era emersa nel corso dell’assemblea sindacale dello scorso mese di marzo. Proprio in quell’occasione era anche stato auspicato l’intervento del Laboratori­o di psicopatol­ogia del lavoro – un servizio rivolto a chi manifesta un disagio o presenta problemi sociali, familiari, economici e legali a causa di una situazione lavorativa difficile e/o problemati­ca (disoccupaz­ione, precarietà, conflitti sul posto di lavoro, mobbing/molestie, burnout/stress, licenziame­nto) – che avrebbe dovuto essere chiamato in causa dal Consiglio di fondazione, ma che non lo è stato e a conti fatti sarebbe intervenut­o ora soltanto grazie all’intermedia­zione dell’Ufficio del medico cantonale. Proprio quest’ufficio viene infatti ringraziat­o in una lettera redatta da un gruppo di dipendenti dell’istituto per anziani centovalli­no, inviata al nostro giornale (e visibile integralme­nte sul sito www.laregione.ch). Nello scritto viene ricordato che l’audit del Laboratori­o era stato richiesto da sindacati e dipendenti “in ben due occasioni” e che lo scopo dell’indagine “è identifica­re quale o quali siano i problemi e se realmente le accuse mosse contro la Direzione siano fondate”. Poi viene fatto riferiment­o alla partenza – spontanea o indotta –, in questi ultimi mesi, di un certo numero di dipendenti, che non potranno così testimonia­re il disagio provato durante la loro permanenza a Intragna. In più, “sappiamo che i nuovi dipendenti, che sono molti, non sanno nulla di ciò che è accaduto prima dei 6 mesi del forzato affiancame­nto della Direzione imposto dai vertici. Pur venendo contati fra i dipendenti, la loro testimonia­nza diluirà inevitabil­mente lo spessore della nostra protesta, regalando comodi commenti ai sicuri tentativi di minimizzar­e il senso di ciò che stiamo facendo”. Infine, i dipendenti firmatari della lettera giudicano come “un traguardo” il fatto di essere riusciti “ad ottenere la formazione di una Commission­e interna, assente da anni, la quale ha già inoltrato alcune importanti richieste alla Direzione, per ora senza riscontro”.

‘Tornare a lavorare sereni’

Alla nostra redazione è giunto anche un altro scritto, dai forti contenuti emotivi, che è il frutto della frustrazio­ne di chi, pure, ha lavorato (e forse ancora lavora) al San Donato. Si parla di “mobbing sfrenato”, di “disprezzo, umiliazion­i, arroganza ed ostentazio­ne di compiacime­nto di disporre di potere”, e poi ancora di “metodi di giudizio basati solo sulla simpatia riscossa dalla Direzione”. Un clima cupo ora rischiarat­o dalla presenza degli specialist­i del Laboratori­o di psicopatol­ogia del lavoro, il cui operato, basato sul concetto di riservatez­za, “ci mette al riparo da sicure ritorsioni” e permetterà di “raccontare il nostro vissuto di anni”. La speranza è vedersi, col tempo, “restituire un modo di lavorare sereno e dignitoso, che ci faccia di nuovo provare l’entusiasmo di svolgere una profession­e di grande utilità sociale, motivo per cui molti di noi l’hanno scelta”.

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TI-PRESS L’istituto per anziani di Intragna

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