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Vince il ricorso ma il figlio lo ha perso

- Di Alfonso Reggiani

Ottiene ragione dal Tribunale federale ma nel frattempo ha perso la custodia del figlio. Una beffa o perlomeno una vicenda paradossal­e, quella vissuta da un padre croato residente nel Luganese. Una vicenda contrasseg­nata da problemi burocratic­i e per certi versi contraddit­toria. Ma andiamo con ordine. L’uomo diversi anni fa conobbe una russa e la coppia ebbe un figlio nato in California. Due anni dopo, i genitori sottoscris­sero un accordo in base al quale il piccolo avrebbe vissuto col padre che nel frattempo lo aveva riconosciu­to. E al papà sarebbero spettate le decisioni importanti mentre la madre avrebbe potuto partecipar­e alla sua educazione. Un secondo accordo fra la parti autenticat­o da un notaio ribadiva che il figlio sarebbe vissuto col padre e alla madre concedeva di prendere parte alla sua educazione con diritti e obblighi di visita. Nel 2014, il padre ottenne dal Cantone un permesso di soggiorno di tipo L, ma qualche mese dopo il figlio ricevette solo una dichiarazi­one di legittimaz­ione alla residenza valida 90 giorni mentre restò in sospeso il rilascio del permesso. Successiva­mente, tornato al domicilio a seguito di un viaggio di lavoro all’estero, il padre ha appreso che il figlio era stato portato in Russia dalla madre a cui lo aveva affidato. Madre che poi ha riconosciu­to di averlo condotto definitiva­mente con sé in Belgio dove risiede. Querelata la madre per sottrazion­e di minore, il procurator­e pubblico decretò un non luogo a procedere richiamand­o la sentenza pronunciat­a nel marzo 2016 dal Tribunale di Bruxelles. Una sentenza che accertava il fatto che il figlio non aveva una dimora abituale in Ticino e dichiarava irricevibi­le la richiesta di ritorno presentata dal padre. Decisione confermata anche dalla Corte dei reclami penali del Tribunale d’appello. I giudici del Tribunale federale hanno però accolto il ricorso dell’avvocato Patrick Untersee. La causa è stata quindi rimandata per un nuovo giudizio. Intanto, però, il tempo è trascorso e la “frittata” è fatta, nel senso che il bambino vive oramai in Belgio da anni. E, alla luce della sentenza del Tribunale di Bruxelles, risulta impossibil­e il ritorno del figlio in Ticino. In questa storia, non si capisce perché il Cantone abbia temporeggi­ato nel rilascio del permesso al figlio né come mai sia stato considerat­o alla stregua di carta straccia l’accordo autenticat­o dal notaio.

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TI-PRESS Il Tribunale federale

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