Valera non è posto per rimesse
Pubblicato il progetto, sono arrivate le prime reazioni. I proprietari ora rivendicano l’edificabilità. I piani vanno in direzione contraria.
Pubblicata la domanda di costruzione, puntuale è arrivata anche la levata di scudi. Non poteva essere altrimenti, del resto, visto che il progetto di realizzare una rimessa (con lavaggio) per gli autobus è stato immaginato proprio in un comparto sensibile di Mendrisio come Valera. Dopo la richiesta, rivendicata tramite avvocato dai promotori a inizio mese, di dare avvio all’iter edilizio – legge alla mano –, la reazione degli ambientalisti non poteva farsi attendere. Infatti, davanti all’insistenza (così è stata vissuta) dei proprietari, i ‘Cittadini per il territorio’ hanno manifestato la chiara intenzione di opporsi a questa realizzazione prevista sul territorio del quartiere di Rancate. E potrebbero non essere i soli. L’opposizione, imbucata all’indirizzo dell’autorità comunale, può far leva sulle linee pianificatorie, attuali e future, che caratterizzano il comparto. Gli intendimenti del Cantone, in effetti, vanno nella direzione di un Piano di utilizzazione cantonale, che si prefigge di far prevalere la vocazione verde e agricola sui possibili insediamenti all’interno dei 190mila metri quadri ritagliati fra Rancate, Ligornetto e Genestrerio. È stato, d’altro canto, lo stesso Municipio della città a far emergere, per primo, le incongruenze pianificatorie dell’operazione firmata dalle Immobiliari Tercon e BB di Mendrisio. Il piano, ha evidenziato l’esecutivo nella nota che accompagnava l’avviso della pubblicazione, risulta “manifestamente contrario alle norme applicabili, poiché avente per oggetto mappali non situati in zona edificabile”. Non sono dello stesso parere i proprietari (detto altrimenti i promotori), che sulla domanda di costruzione indicano in modo esplicito come la futura realizzazione – una tettoia e un fabbricato per la rimessa, la manutenzione, il deposito e il lavaggio di autobus – si collochi in un’area edificabile. Di più: le fondamenta dell’intervento, si scandisce nella relazione architettonica, insistono su di una zona ‘industriale J2’. Il riferimento è al primo azzonamento dei terreni in quell’area che, come ricordava l’esecutivo nel 2014 rispondendo alle perplessità dell’allora consigliere comunale Rezio Sisini (Is), ammetteva “la costruzione di edifici destinati alla produzione industriale poco molesta, e di edifici amministrativi e commerciali”. Tornando al presente, il complesso, si spiega ancora nel dossier, poggerà su un terreno ricostituito attraverso materiale da scavo, in modo tale da “ripristinare la naturale morfologia originale del fondo”. Ovvero la situazione precedente la bonifica effettuata a seguito dello smaltimento dei vecchi serbatoi di carburante. A conti fatti i promotori sono pronti a
investire 3 milioni e mezzo e prospettano un cantiere di 12 mesi per una struttura modulare prefabbricata in cemento armato che restituirà oltre 24mila metri cubi di volume su di una superficie di più di 27mila metri quadrati. Gli obiettivi, insomma, sono dichiarati. Tanto da ribadire nero su bianco che “come stabilito e richiesto dal Piano regolatore in vigore, sarà mantenuta un’area verde libera pari al 25 per cento della superficie totale del fondo”. Di sicuro una presenza a dir poco insufficiente per chi perora la causa di una Valera libera da nuove edificazioni e che rischia di essere ipotecata da progetti che precorrono la panificazione in corso. Non per nulla i ‘Cittadini per il territorio’ si ritrovano appieno nelle modifiche apportate al Piano direttore e contenute nelle due schede in consultazione fino al 22 settembre (cfr. ‘laRegione’ del 29 agosto). Sullo sfondo una causa da oltre 40 milioni di franchi intentata dai maggiori proprietari privati.