Una riforma asimmetrica e antisociale
«Un’impostazione diversa», così è stata definita la «Riforma fiscale e sociale» presentata dal governo. Diversa da cosa? Se il riferimento sono le politiche neo-liberali che contraddistinguono l’Occidente da più di un trentennio e che sono causa della crisi economica, allora di diverso c’è ben poco. La manovra propone di ridurre l’imposizione sulla sostanza dei molto ricchi, giustificando tale intervento con il rischio che i milionari scappino dal Ticino: solo con questi sgravi fiscali i 7mila contribuenti che ne beneficeranno saranno indotti a restare e a continuare a versare le imposte nel nostro cantone. Questo ragionamento presenta però almeno due evidenti incoerenze. Innanzitutto, se il Ticino è così poco attrattivo dal profilo fiscale e se questo elemento gioca un ruolo così importante nella scelta della residenza dei milionari, come mai alle nostre latitudini attualmente ne risiedono circa 7mila? Secondariamente, a cosa serve guadagnare sei posizioni nella classifica dei cantoni con la più bassa pressione fiscale sui più abbienti se ne restano altri più attrattivi? Se veramente ci fosse un esodo di milionari dal Ticino, di ricchi non ce ne sarebbero già più o comunque continuerebbero a scappare anche dopo questa manovra. La realtà invece mostra che esistono altri fattori importanti nella scelta della residenza, non da ultimo la qualità dei servizi pubblici o para-pubblici forniti ai cittadini, i quali necessitano di finanziamenti importanti da parte dello Stato, che sono impossibili se quest’ultimo non raccoglie sufficienti fondi tramite l’imposizione. Il ragionamento è simile anche per quanto riguarda la riduzione d’imposta sul capitale delle aziende: se esse sono presenti oggi sul territorio cantonale è perché le condizioni quadro a prescindere dal carico fiscale sono favorevoli. Per quanto riguarda la parte «sociale» della manovra, il governo propone un assegno parentale una tantum per ogni nuovo nato in Ticino. Qui si constata una palese asimmetria. Sia dal lato temporale (gli sgravi saranno effettivi su un periodo indefinito, mentre l’aiuto sarà elargito una volta sola), sia da quello dell’incisività. In effetti, un tale sussidio non interviene sul problema dei salari in Ticino e quindi sulle difficoltà per i residenti di trovare un posto di lavoro sufficientemente remunerato per mantenere i figli durante il loro processo di crescita. Dunque, questa manovra è puramente fiscale, non sociale. E non presenta nessun tipo di simmetria. Né al suo interno (l’intervento di sgravio fiscale è molto più importante dell’aiuto sociale proposto), né guardando nel complesso le politiche cantonali di riduzione della spesa degli ultimi anni: nulla si è fatto per aumentare le entrate. Al contrario, con questa manovra le entrate verranno ridotte sia per il cantone sia per i comuni, ciò che presumibilmente porterà in futuro a invocare nuovi tagli alla spesa pubblica. Nel recente passato Manuele Bertoli aveva chiesto una maggiore simmetria fra diminuzione della spesa e aumento delle entrate per risanare le finanze cantonali. Oggi purtroppo anche lui ha abbandonato questa strada, sostenendo una manovra in realtà disequilibrata. Il problema del Ticino non sono i super-ricchi che scappano, ma il dumping salariale generato da chi approfitta della manodopera frontaliera e il crescente precariato nel mondo del lavoro. Qui bisogna intervenire, ma per farlo servono mezzi e la fonte di tali mezzi è per la maggior parte l’imposizione di chi è più ricco.