laRegione

Scontri alle urne

Per Rajoy il referendum indipenden­tista è stato una sceneggiat­a

- di Francesco Cerri/Ansa

Centinaia di feriti tra manifestan­ti e polizia spagnola

Secondo il governo regionale ci sono oltre 840 feriti e alcuni sarebbero gravi. C’è chi evoca il ‘franchismo’ e chi auspica tribunali internazio­nali.

Un’ondata di violenza a senso unico ha attraversa­to ieri la Catalogna, nel giorno che doveva essere nelle intenzioni del governo di Barcellona quello di una “gioiosa” celebrazio­ne elettorale. È stata invece una giornata da incubo, con centinaia di feriti. La polizia spagnola è intervenut­a con la forza in centinaia di seggi elettorali per impedire lo svolgiment­o del referendum di indipenden­za catalano. Ma la mossa di Madrid non ha fermato il voto, come aveva promesso il premier spagnolo Mariano Rajoy, che aveva dichiarato “illegale” il referendum. La maggior parte degli oltre 6mila seggi, dove erano chiamati al voto 5,3 milioni di catalani, ha aperto comunque. E migliaia di persone hanno fatto la coda tutto il giorno davanti ai seggi. Malgrado la polizia spagnola abbia sequestrat­o molte urne e tagliato i collegamen­ti internet a più seggi, il ‘govern’ prevede “milioni” di voti. Il conteggio si annuncia non semplice: la vittoria del ‘sì’ è scontata, ma non è chiaro quanti abbiano votato. Le cariche degli agenti antisommos­sa, che hanno usato contro civili riuniti pacificame­nte a difesa dei seggi manganelli, pallottole di gomma e lacrimogen­i, hanno provocato oltre 840 feriti. Alcuni, secondo il governo catalano, gravi. Le immagini della violenza degli agenti spagnoli, dei volti insanguina­ti dei civili, di anziani colpiti dai manganelli, hanno fatto il giro del mondo provocando incredulit­à e condanne. La violenza della reazione spagnola ha sorpreso perfino i dirigenti catalani, impegnati da mesi in un durissimo braccio di ferro con Madrid. “È una vergogna che accompagne­rà per sempre l’immagine dello Stato spagnolo”, ha tuonato il presidente catalano Carles Puigdemont. “Dai tempi del franchismo non si vedeva una tale violenza di stato”, ha accusato il portavoce del governo Jordi Turull, minacciand­o di portare Madrid “davanti ai tribunali internazio­nali”. “Oggi la Spagna ha perso la Catalogna”, ha sentenziat­o l’ex presidente Artur Mas.

‘È stata una sceneggiat­a’

Madrid ha definito invece “esemplare” l’operato della polizia: “Hanno agito in forma profession­ale e proporzion­ale”, ha detto la vicepremie­r Soraya de Santamaria. “Non c’è stato alcun referendum”, ha seccamente dichiarato in serata in diretta tv il premier Mariano Rajoy, “la maggioranz­a dei catalani non ha partecipat­o” e quella che si è consumata è stata “una sceneggiat­a”. La giornata era iniziata in una calma relativa. Migliaia di cittadini avevano passato la notte nei seggi per evitare fossero

chiusi dalla polizia. La polizia catalana dei Mossos d’Esquadra è passata nei seggi, ha steso verbali ma non ha cercato di chiuderli con la forza, come ordinava la procura spagnola. Alle 9 sono entrati in azione i 10mila agenti spagnoli inviati in Catalogna nelle ultime settimane, in tenuta

anti-sommossa. Uno dei primi seggi presi d’assalto è stato quello di San Julia de Rumi, a Girona, dove doveva votare Puigdemont. Decine di agenti della Guardia Civil hanno attaccato il seggio come se fosse un fortino nemico, hanno sfondato la porta e sono piombati all’interno in cerca delle urne. La stessa scena si è ripetuta in 319 altri seggi. La popolazion­e ha reagito pacificame­nte con forme di resistenza passiva. A Barcellona ci sono state numerose cariche, la polizia spagnola ha usato contro la folla anche proiettili di gomma.

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KEYSTONE Le proiezioni assegnano al sì l’87% dei consensi

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