Scontri alle urne
Per Rajoy il referendum indipendentista è stato una sceneggiata
Centinaia di feriti tra manifestanti e polizia spagnola
Secondo il governo regionale ci sono oltre 840 feriti e alcuni sarebbero gravi. C’è chi evoca il ‘franchismo’ e chi auspica tribunali internazionali.
Un’ondata di violenza a senso unico ha attraversato ieri la Catalogna, nel giorno che doveva essere nelle intenzioni del governo di Barcellona quello di una “gioiosa” celebrazione elettorale. È stata invece una giornata da incubo, con centinaia di feriti. La polizia spagnola è intervenuta con la forza in centinaia di seggi elettorali per impedire lo svolgimento del referendum di indipendenza catalano. Ma la mossa di Madrid non ha fermato il voto, come aveva promesso il premier spagnolo Mariano Rajoy, che aveva dichiarato “illegale” il referendum. La maggior parte degli oltre 6mila seggi, dove erano chiamati al voto 5,3 milioni di catalani, ha aperto comunque. E migliaia di persone hanno fatto la coda tutto il giorno davanti ai seggi. Malgrado la polizia spagnola abbia sequestrato molte urne e tagliato i collegamenti internet a più seggi, il ‘govern’ prevede “milioni” di voti. Il conteggio si annuncia non semplice: la vittoria del ‘sì’ è scontata, ma non è chiaro quanti abbiano votato. Le cariche degli agenti antisommossa, che hanno usato contro civili riuniti pacificamente a difesa dei seggi manganelli, pallottole di gomma e lacrimogeni, hanno provocato oltre 840 feriti. Alcuni, secondo il governo catalano, gravi. Le immagini della violenza degli agenti spagnoli, dei volti insanguinati dei civili, di anziani colpiti dai manganelli, hanno fatto il giro del mondo provocando incredulità e condanne. La violenza della reazione spagnola ha sorpreso perfino i dirigenti catalani, impegnati da mesi in un durissimo braccio di ferro con Madrid. “È una vergogna che accompagnerà per sempre l’immagine dello Stato spagnolo”, ha tuonato il presidente catalano Carles Puigdemont. “Dai tempi del franchismo non si vedeva una tale violenza di stato”, ha accusato il portavoce del governo Jordi Turull, minacciando di portare Madrid “davanti ai tribunali internazionali”. “Oggi la Spagna ha perso la Catalogna”, ha sentenziato l’ex presidente Artur Mas.
‘È stata una sceneggiata’
Madrid ha definito invece “esemplare” l’operato della polizia: “Hanno agito in forma professionale e proporzionale”, ha detto la vicepremier Soraya de Santamaria. “Non c’è stato alcun referendum”, ha seccamente dichiarato in serata in diretta tv il premier Mariano Rajoy, “la maggioranza dei catalani non ha partecipato” e quella che si è consumata è stata “una sceneggiata”. La giornata era iniziata in una calma relativa. Migliaia di cittadini avevano passato la notte nei seggi per evitare fossero
chiusi dalla polizia. La polizia catalana dei Mossos d’Esquadra è passata nei seggi, ha steso verbali ma non ha cercato di chiuderli con la forza, come ordinava la procura spagnola. Alle 9 sono entrati in azione i 10mila agenti spagnoli inviati in Catalogna nelle ultime settimane, in tenuta
anti-sommossa. Uno dei primi seggi presi d’assalto è stato quello di San Julia de Rumi, a Girona, dove doveva votare Puigdemont. Decine di agenti della Guardia Civil hanno attaccato il seggio come se fosse un fortino nemico, hanno sfondato la porta e sono piombati all’interno in cerca delle urne. La stessa scena si è ripetuta in 319 altri seggi. La popolazione ha reagito pacificamente con forme di resistenza passiva. A Barcellona ci sono state numerose cariche, la polizia spagnola ha usato contro la folla anche proiettili di gomma.