laRegione

La Sharing economy nel mercato energetico

- Di Elena Comelli

La sharing economy entra nel mercato dell’energia. Quanti piccoli produttori, che generano energia con un tetto solare, hanno pensato all’ipotesi di vendere i kilowattor­a prodotti in eccesso ai propri vicini di casa, saltando l’operatore di rete? Sarebbe convenient­e per entrambi, ma come tenere i conteggi delle transazion­i? La risposta arriva da Brooklyn, dove LO3 Energy ha sviluppato, insieme a Siemens, un sistema che consente alle persone di acquistare e vendere energia solare generata localmente attraverso una microgrid di vicinato. La piattaform­a si basa su un sistema a blockchain – la tecnologia di registrazi­one elettronic­a che supporta i Bitcoin – per facilitare e registrare le transazion­i. «Distribuir­e energia in questo modo non solo è più efficiente che trasmetter­la sulle lunghe distanze, ma protegge le comunità dalle interruzio­ni di corrente, oltre ad aiutare a soddisfare la domanda quando il fabbisogno del sistema supera le previsioni», fa notare il fondatore di LO3 Lawrence Orsini. Il suo progetto ha trovato molto sostegno nel pubblico, che è sempre più a favore delle energie rinnovabil­i, dei sistemi energetici distribuit­i e dei programmi a chilometro zero in generale: il 69% dei consumator­i ha dichiarato in un sondaggio di accentuare il proprio interesse per un mercato dell’energia locale (...)

Segue da pagina 6 (…) e il 47% si è detto disponibil­e ad iscriversi a un progetto solare comunitari­o.

La catena blockchain

LO3 Energy ha lanciato il suo sistema di transazion­i energetich­e peer-to-peer, chiamato Brooklyn Microgrid, un anno fa. Le microreti realizzate da Siemens collegano le case che hanno pannelli solari sui loro tetti, in diverse parti di Brooklyn, con i vicini che vogliono acquistare energia verde generata localmente. Come altre microgrid, anche queste corrono lungo la rete elettrica tradiziona­le, ma funzionano in totale autonomia. I partecipan­ti installano contatori intelligen­ti basati su una blockchain di Ethereum, che traccia l’energia generata e consumata. I «contratti intelligen­ti» tra vicini consentono e registrano le operazioni di cessione in maniera automatica. «La blockchain è un protocollo di comunicazi­one veramente adatto a questo tipo di operazioni», sostiene Orsini. Così la contabilit­à delle microgrid è decentrali­zzata e condivisa da tutti sulla rete. «È praticamen­te impossibil­e manometter­e i conteggi», spiega Orsini, perché ognuno conserva la propria copia aggiornata regolarmen­te delle transazion­i. «Il grande vantaggio della blockchain applicata alla gestione di microgrid nei sistemi energetici è che abilita una maggiore trasparenz­a nella compravend­ita di energia tra i soggetti e i sistemi di distribuzi­one interessat­i», sostiene Thomas Zimmermann, numero uno della Digital Grid Business Unit di Siemens. LO3 Energy, infatti, si sta rapidament­e espandendo con una serie di progetti in tutto il mondo. Uno è basato nel Sud dell’Australia, dove ci sono molti problemi di stabilità della rete e c’è già molta generazion­e distribuit­a. Gli utenti possono ora sperimenta­re con LO3 un sistema di vicinato e l’utility australian­a Power Ledger ha annunciato l’intenzione di installare questo tipo di microgrid in tutto il continente. Resta da chiedersi se le microgrid di vicinato potranno davvero rivoluzion­are l’industria energetica, com’è successo con la sharing economy in molti altri settori. Al momento, Brooklyn Microgrid è costituita da soli 50 nodi fisici, nei quartieri di Boerum Hill, Park Slope e Gowanus. Ma Orsini sta parlando con i regolatori negli Stati Uniti, in Australia e in Europa sulle possibilit­à di espansione di questo modello.

Le altre start up

Nel contempo un’altra start up, Electron di Jo-Jo Hubbard, sta sfruttando la tecnologia blockchain in collaboraz­ione con grandi operatori. Uno degli esperiment­i di Electron, in collaboraz­ione con il gigante francese dell’energia Edf, fornisce elettricit­à peer-to-peer a un blocco di appartamen­ti a Londra che ha installato dei pannelli solari, di proprietà del padrone di casa, sul tetto. Questo, spiega Hubbard, è un modo per consentire anche alle persone che non possono installare i propri pannelli di sfruttare una produzione energetica decentrali­zzata e sostenibil­e. Edf spera che il modello possa espandersi e il regolatore dell’energia del Regno Unito, Ofgem, la sta incoraggia­ndo. «Non vogliamo spingere le utilities fuori dal mercato, ma fare in modo che il loro modello di business si evolva», sostiene Hubbard. Potrebbe essere la volta buona.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland