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Ritorno alla velocità di crociera

Il Lugano digerisce il postderby e mette sotto il Langnau. Con Kparghai all’ala. E non è una prima: ‘Ma era una vita fa…’.

- di Christian Solari

Lugano – Come il più scaltro tra gli scorer. A cui basta un disco, uno solo, per segnare. Clarence Kparghai in Lugano-Langnau fa esattament­e così. Trasforman­do in oro il primo puck che tocca. Lui che non è neppure un attaccante, e che nel ‘pregame’ sembra essere finito all’ala della quarta linea sul foglio partita soltanto per errore. Invece no, altro che ottavo difensore a sbalzo: il dodicesimo attaccante è proprio lui. «Che avrei giocato davanti l’ho saputo solo qualche ora prima», dice piuttosto divertito il difensore. Alla sua terza uscita stagionale agli ordini di Ireland, dopo aver saltato l’intera scorsa stagione per un complesso problema a un ginocchio. «Greg me l’ha comunicato al termine del warmup – continua – . Per me quella era una grossa sfida e l’ho accettata». Lasciando il segno. «E dire che mi sono ritrovato in una posizione innaturale, sulla destra del portiere (Kparghai, infatti, è ‘un sinistro’, ndr). Tuttavia mi sono detto: ‘Resta lì che sul tiro forse c’è una respinta’. E così è stato». Il famoso ‘killer instinct’: «Credo che, quando giochi in una posizione che non è la tua, non devi inventarti nulla. Tutti sanno che è davanti alla porta che capitano le cose, per cui non mi sono mosso in attesa di vedere come finiva». In pochi lo sanno, ma quand’era ragazzino Kparghai qualche partita in attacco l’aveva già giocata. «Sì, ma era una vita fa... – ride –. Non ricordo neanche più in quale categoria fossi. Tuttavia parliamo di una o due partite, non accadeva certo con regolarità».

‘Più occasioni di qualità’

Quella regolarità che, invece, torna a contraddis­tinguere i risultati del Lugano. Che festeggia sei punti su sei nel weekend, dopo la bruciante sconfitta contro lo Zugo, martedì. «Ma se penso al modo in cui abbiamo lavorato in

quella sera, direi che con lo Zugo abbiamo giocato meglio. Sul piano collettivo e del sistema di gioco – analizza Greg Ireland –. Invece, mi è piaciuto molto il modo in cui la squadra abbia saputo abbattere le emozioni del derby, in una sfida con un avversario che ha lavorato duramente, facendo parecchia pressione, un po’ come fa l’Ambrì». Su un punto Ireland vuole che i suoi insistano: «Dobbiamo migliorare sul piano della presenza davanti alla porta. Perché non riusciamo ancora a generare un numero sufficient­e di occasioni da rete di qualità. Quanto al possesso,

invece, non ho nulla da dire. In una partita che, oltretutto, è stata una battaglia per il controllo del disco». Battaglia da cui è emersa la seconda linea. «Tra Max (Lapierre, ndr) e gli altri c’è davvero un’ottima chimica» conclude Ireland. Sorpreso soprattutt­o da Hofmann. «È la prima volta che vedo un giocatore al ritorno da un’esperienza Nhl a cui praticamen­te non serve tempo per riambienta­rsi dopo essere stato in un contesto molto diverso. Da cui torna con un importante bagaglio d’esperienza. E per noi è una grande spinta».

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TI-PRESS/GOLAY Il primo disco che tocca lo mette subito in gol: ‘Quando sei in una posizione che non è la tua, non devi inventarti nulla’

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