Ferrari, rimpianti al Max
Verstappen fa suo un Gp in cui Raikkonen non parte e Vettel risale ‘solo’ fino al 4° posto, perdendo terreno su Hamilton (2°)
Ieri era il compleanno di Max Verstappen e il regalo migliore è stata la sonora e indiscussa vittoria sul circuito di Sepang, che la F1 saluta (il primo Gp nel 1999) perlomeno per i prossimi anni. Bravo l’olandese, assistito da una Red Bull che come sempre da qualche stagione nel finale diviene un’avversaria temibile per tutti. Vittoria che permette anche al giovanissimo campione di fare pace con un campionato molto tribolato per suoi errori, ma non solo. Dopo un periodo di apprendimento necessario, il pilota è maturato e pronto a cogliere quei successi che presto o tardi lo porteranno a essere campione del mondo. In casa Ferrari si è obbligati a fare ammenda di fronte a budget di decine di milioni di euro, con errori pazzeschi nelle due ultime gare. In questo senso il silenzio di Marchionne è molto più assordante delle decisioni che prenderà a fine stagione. Possiamo attenderci qualche defenestrazione. A Singapore le Rosse hanno gettato alle ortiche un primo e un secondo posto assolutamente alla portata. A Sepang, invece, fino a quando la monoposto di Vettel è andata, la Ferrari è stata nettamente la più veloce. Peccato si sia rotta sul più bello e il tedesco sia dovuto partire dal fondo. Nel giro di schieramento poi un probabile problema alla batteria ha messo fuori corsa Raikkonen. Hamilton e Mercedes-Benz sono certamente avversari da rispettare, ma ieri più che battibili visto che Vettel in gara ha girato mediamente un secondo al giro più veloce del caraibico. Un dominio che Ferrari non esercitava da anni, eppure ha raccolto “solo” un prodigioso quarto posto, frutto di una rimonta furibonda e straordinaria di Vettel. E il distacco del tedesco dal Hamilton nel Mondiale piloti, a cinque gare dal termine, è aumen-
tato a 34 punti. Poi per stanchezza e decompressione psicologica (e anche un pizzico di sfortuna) la toccata nel giro di rallentamento verso i box con Stroll. Risultato: posteriore distrutto e se la scatola del cambio si dovesse essere rotta, sarà necessario sostituirla, con conseguente penalizzazione di cinque posizioni sulla griglia tra una settimana in Giappone. Tracciato sul quale non è semplice passare, oltretutto molto più fresco come meteo che non la Malesia e dunque con le Frecce d’Argento che lavorano meglio con aria a temperature più accettabili.
Non c’è che dire, la Ferrari ha interpretato questa parte di Mondiale in maniera disastrosa come strategia e gestione delle emozioni, pur sapendo di avere un pilota forte e una monoposto notevole. Di che mangiarsi le mani a fine stagione. Hamilton dal canto suo ha gestito con intelligenza la situazione. Resosi conto di quanto male andassero le Mercedes-Benz (vedere il distacco di Bottas per rendersene conto), ha preferito tenere a distanza Ricciardo che non aveva il passo di Verstappen e chiudere secondo. Ora sa che deve leggere al meglio la classifica
piuttosto che rendersi protagonista di episodi eccezionali in gara, complici anche i regali continui della Rossa nei suoi confronti. Pierre Gasly ha visto la bandiera a scacchi con la sua Toro Rosso e si è trattato di un esordio molto positivo per il transalpino, maturato in una giornata nella quale il compagno di squadra Sainz si è ritirato. Bisogna infine parlare di Alonso, che sappiamo essere un pilota eccezionale ma anche capace di una scorrettezza rara in taluni ambiti di gara. Ieri ha murato Magnussen dandogli dell’idiota, quando nei fatti lo ha chiuso non con fervore agonistico ma con palese antisportività. E poi ha impedito scientemente a Vettel di inseguire Ricciardo negli ultimi giri, per il gusto personale dovuto a un rancore per la Ferrari che non è mai sopito. Nella sua testa – e non lo nasconde – l’idea che Vettel possa riuscire laddove lui ha fallito è inaccettabile. Intanto firmerà con McLaren per il 2018, perché nessun altro team lo vuole. Tra una settimana si va a Suzuka: le squadre saranno più vicine di ieri e la gara più tirata sino alla fine. Si spera.