Una vergognosa caccia al docente!
Chi pensava che dopo la pubblicazione dei risultati sull’iniziativa della Civica gli animi si sarebbero calmati ha evidentemente sbagliato le previsioni. Se da una parte abbiamo assistito ad una reazione decisamente sopra le righe da parte di qualche docente, dall’altra si è reagito con una veemenza da far paura, una vera e propria caccia alle streghe (o meglio, caccia al docente). Alcuni tra i vincitori, invece di godersi il grande trionfo, hanno preferito accanirsi sui perdenti, decretando una sorta di veto nei confronti di chi legittimamente desiderava esprimersi in maniera critica sul risultato della votazione. Se da una parte vanno biasimate senza tentennamenti alcune esternazioni offensive e molto gravi, dall’altra c’è stata una reazione che desta perplessità e preoccupazione. In Ticino sempre più spesso si constata il chiaro tentativo di far tacere chi osa pensare ed esprimere la propria opinione, mettendolo in croce sui social, sottoponendolo al pubblico ludibrio oppure orchestrando una campagna stampa denigratoria. I casi di processi sommari e atteggiamenti sproporzionati ormai si sprecano. È evidente a tutti che si sta decisamente peggiorando, anche se non è una novità: pensiamo ad esempio al recente passato quando alcuni avevano osato esprimere qualche critica nei confronti del Festival del Film per aver invitato con tutti gli onori il terrorista delle Brigate Rosse Senzani o il latitante Polansky. Nella campagna precedente il voto sulla Civica, ma ancor di più nelle ore successive la proclamazione del risultato, questa situazione si è acuita in modo esponenziale. Basta rileggere alcune dichiarazioni e affermazioni sconvolgenti per rendersene conto. Al di là delle nostre opinioni personali, questi atteggiamenti dispotici, che vorrebbero azzerare con l’intimidazione e l’insulto i cervelli che osano coraggiosamente pensare in maniera autonoma, non hanno nulla ma proprio nulla a che fare con lo Stato democratico svizzero tanto decantato e tantomeno si addicono ad una comunità di gente libera e civile come la nostra. L’amore per il nostro paese e il rispetto della democrazia passano innanzitutto dalla garanzia di libertà che deve godere ogni cittadino, anche quella di potersi esprimere liberamente e in controcorrente al risultato di un suffragio popolare. Rispettare e voler bene vuol dire accettare anche chi coraggiosamente si espone in modo critico su quanto è stato deciso da una stretta o larga maggioranza. Questo è un diritto sacrosanto, non un abuso, che dobbiamo difendere con i denti e con le unghie, anche quando non ci fa piacere. Nel caso specifico della Civica, questo diritto può essere rivendicato da tutti coloro che hanno votato diversamente dalla maggioranza, quindi anche da parte dei docenti che la scuola la vivono quotidianamente, dedicandosi con impegno all’educazione dei nostri figli. L’aggressività insita in generale nel dibattito pubblico che si è vista ancora in questi giorni non deve e non può lasciarci indiffe- renti, ma deve farci reagire con decisione. La cattiveria con la quale si è cercato di scorticare chi ha sbagliato, o chi la pensa diversamente, deve accendere le menti di chi crede ancora che nel nostro Cantone il dibattito civile e il dialogo siano dei valori cardine da difendere e non carta straccia. Chi sbaglia è giusto che risponda dei suoi errori, ma non c’è nessun bisogno di massacrarlo. Se per contro, la maggioranza di questo paese continuerà ad assistere silenziosa al degrado del dibattito pubblico e alla sistematica denigrazione dell’altro, si renderà corresponsabile dello sfacelo nel quale la nostra società sta pian piano sprofondando e non avrà nulla di cui lamentarsi.