Il socialismo oggi
Alla luce delle recenti sconfitte registrate dai partiti socialisti e dalla sinistra in genere, dalla Francia alla Germania, alcune riflessioni su cosa si possa intendere oggi (...)
Segue dalla Prima (...) con il termine socialismo appaiono opportune. L’idea socialista trova il suo fondamento, dopo i primordi, nel pensiero di Karl Marx, secondo il quale la classe operaia è destinata a divenire dominante dopo aver eliminato lo sfruttamento ad opera del padronato, dando così luogo ad una società egualitaria. Il nocciolo della questione è dato dalla teorizzazione fatta da Marx nel Capitale, secondo il quale l’operaio crea un plusvalore – dal momento che consuma meno di quanto non produca – del quale si appropria però il padrone, mediante il profitto che ottiene vendendo sul mercato le merci risultanti dal processo produttivo. Le teorie economiche sviluppatesi in seguito hanno tuttavia messo in evidenza come l’espressione plusvalore = profitto non possa essere considerata del tutto corretta, in quanto fa astrazione del mercato: nei fatti, il padrone può vendere o meno le merci, ottenendo quindi un profitto variabile, a seconda della domanda, un fatto che può condurlo a prosperare o a fallire. Da un punto di vista alternativo, come ad esempio quello liberale, si potrebbe affermare che il profitto è la ricompensa per aver rischiato, investendo in attività produttive dagli esiti non scontati. Nei fatti, il confronto, a volte duro e cruento tra queste due concezioni ha avuto come risultato, nel corso del tempo, l’acquisizione di diritti e il miglioramento delle condizioni salariali, esistenziali e professionali per i lavoratori, che è uno degli elementi di civiltà delle moderne società, in particolare europee. Al di là di questi aspetti, la prevista eliminazione del padronato implica poi un’organizzazione pianificata, ossia razionale, dell’economia. Decenni di sperimentazione di forme analoghe di organizzazione produttiva hanno però rivelato tutti i limiti di tale concezione, e come il ruolo del mercato non possa essere trascurato.
L’esempio della Cina
Ne è un chiaro esempio oggi la Cina, che, se dal punto di vista politico mantiene delle posizioni comuniste (almeno a livello formale), da uno economico è oggi uno degli alfieri delle libertà mer- cantili a livello globale, un autentico capitalismo di Stato. Il concetto di sfruttamento – che si riduce in sostanza nel Capitale agli aspetti economici e vede l’individuo come elemento di una classe sociale – viene invece concepito da Marx nelle sue prime opere all’interno di un quadro più ampio mediante il concetto di alienazione, che definisce l’operaio non solo come produttore, ma come essere umano nella sua globalità, includendo quindi la possibilità di potersi realizzare come persona.
La felicità
In un recente libro, Luis Sepúlveda ricorda gli anni in cui faceva parte della scorta presidenziale di Salvador Allende. Questi, commentando un’intervista rilasciata a Régis Debray, aveva argomentato che l’obiettivo del suo governo non era solo di aumentare la speranza di vita per tutti, ma anche di poter “vivere in una condizione che è lo stato naturale dell’uomo, e che si chiama felicità”. Penso che l’obiettivo di Allende non abbia perso nulla della propria attualità, e debba costituire a tutt’oggi uno dei principali punti di riferimento nelle riflessioni relative allo sviluppo di un pensiero socialista contemporaneo, che, a mio avviso, dovrebbe ruotare attorno ad un nuovo umanesimo, funzionale alla piena realizzazione dell’essere umano all’interno di sistemi sociali tecnologici e globali.