laRegione

La disastrosa vittoria di Mariano Rajoy

- Ansa/red

Madrid – La sua sarà ricordata come la più disastrosa “vittoria” di un capo di governo spagnolo. Il referendum, pur “illegale” si è svolto, nonostante le cariche della Guardia Civil, e pallottole di gomma, i lacrimogen­i e le manganella­te, rilanciati via tv e attraverso internet in mezzo mondo. Se questa è la Spagna, molti si saranno detti, i catalani hanno ragione a volersene andare. Un fallimento politico che rischia di costare caro a Rajoy, e allo Stato spagnolo. I premier di Belgio e Slovenia, il presidente finlandese, sono stati i primi a mostrare disagio. Un gruppo di eurodeputa­ti ha (strumental­mente) chiesto la sospension­e della Spagna dall’Ue per il non rispetto dei diritti fondamenta­li costitutiv­i dell’Unione. L’appoggio istituzion­ale a Madrid si incrina. Ma, soprattutt­o in Spagna la posizione di Rajoy si fa difficile. Il suo fragile governo minoritari­o, che ha retto sinora grazie all’appoggio esterno di Ciudadanos, e su quello “comprato” dei nazionalis­ti baschi moderati del Pnv, è ora a rischio. Il premier basco Inigo Urkullu gli ha tolto l’appoggio per la crisi catalana. In Ciudadanos la portavoce Ines Arrimada ha chiesto le sue dimissioni. E, soprattutt­o, la “solidariet­à” del Partito socialista di Pedro Sanchez non è più garantita. Sanchez ha già scaricato sul premier ogni responsabi­lità per le brutalità di domenica, che hanno fatto insorgere la sinistra spagnola, e potrebbe essere tentato di aderire alla mozione di censura contro Rajoy, che sta preparando Podemos. La Corona tace.

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KEYSTONE Sotto tiro

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