L’Europa ‘resta fuori’
Bruxelles – L’Unione europea parla ma non dice. Benché diventi sempre più difficile per l’Ue derubricare a “questione interna” il referendum catalano sull’indipendenza, dopo le violenze che hanno accompagnato il suo parziale svolgimento, ancora ieri la linea ufficiale è stata quella della “non ingerenza”. I portavoce della Commissione hanno ripetuto, nel rispetto della Costituzione spagnola, di considerare illegale la consultazione, sottolineando tuttavia che “la violenza non può mai essere uno strumento in politica”. Ma se qualcuno attendeva una risposta alla richiesta di mediazione avanzata dal governo catalano, si sbagliava. Sia il presidente Jean-Claude Juncker che quello del Consiglio europeo Donald Tusk hanno telefonato al premier spagnolo Mariano Rajoy. «Condividendo le sue tesi costituzionali – ha detto Tusk dopo il colloquio – ho rivolto un appello affinché si trovi il modo di evitare un’ulteriore escalation». Messaggi perlopiù analoghi e di sostegno al governo spagnolo sono arrivati dalle cancellerie europee. Il presidente francese Emmanuel Macron ha ribadito il suo legame alla “unità costituzionale” del Paese. «La secessione sarebbe un errore», hanno fatto sapere invece dal governo della Repubblica Ceca, Paese che peraltro ha vissuto nella sua storia recente la separazione dalla confinante Slovacchia. Preoccupazione anche all’Onu. L’alto commissario per i diritti umani Zeid Ra’ad Al-Hussein ha esortato le autorità spagnole “a garantire indagini complete, indipendenti e imparziali” al riguardo. Il caso verrà trattato anche dal Parlamento europeo, dove – su richiesta della maggior parte dei gruppi politici – è stata messa in calendario per mercoledì pomeriggio una discussione sugli ultimi sviluppi della situazione. Non ci sarà tuttavia un voto su una risoluzione, passo che per molti eurodeputati sarebbe “un’ingerenza” nei confronti di uno Stato membro.