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Chiudere, ‘la soluzione razionale’

Officine: fra le quattro varianti in discussion­e, la cessazione dell’attività sarebbe la preferita dalle Ferrovie Le Ffs vogliono che il Cantone si attivi acquistand­o i fondi su cui sorge l’attuale stabilimen­to nonché mettendo a disposizio­ne dei terreni e

- Di Mattia Cavaliere

È zeppa di richieste al Cantone la strategia delle Ffs per le Officine del futuro. Giungiamo a questa conclusion­e sulla base di un recente documento interno dal quale emergono i contenuti delle trattative in corso tra Ffs e autorità cittadine e cantonali. Quattro le ipotesi di lavoro, ora precisate in questi termini: 1. Status quo (mantenimen­to dell’attuale stabilimen­to) per un investimen­to quantifica­to in 100 milioni di franchi. 2. ‘Prato verde’ col trasferime­nto in una zona da stabilire (Castione in pole position) per 355 milioni di franchi d’investimen­to. 3. Ottimizzaz­ione della sede attuale a un costo di 130 milioni. 4. Chiusura delle attuali Officine che comportere­bbe, si stima, un aggravio di 70 milioni. Le Ffs dicono chiarament­e che, benché le autorità vi si oppongano, unicamente la chiusura definitiva dello storico stabilimen­to di Bellinzona sia da considerar­si “un’opzione razionale in chiave economicoa­ziendale”; la meno rischiosa ponderando tutti i fattori. Quanto alle altre opzioni, si calcola che tra dieci anni con le soluzioni 2 ‘Prato verde’ e 3 ‘Ottimizzaz­ione’ le Officine impieghera­nno 200 e rispettiva­mente 180 dipendenti: i quali aumentereb­bero nel 2035 nel primo caso a 230 (se si trasferiss­ero, come si pensa, a Castione) e che per contro resterebbe­ro 180 nel prossimo ventennio nel caso in cui si investisse nell’attuale sede. Ma quanto si potrebbe recuperare dal sedime cittadino nel caso in cui si delocalizz­asse? Le Ffs ritengono – e lo dicono in modo altrettant­o esplicito – che la vendita della vasta area (circa 100mila metri quadrati) non compensere­bbe gli investimen­ti supplement­ari richiesti per trasferire le attività (si pensa, nella migliore delle ipotesi, alla manutenzio­ne dei treni Giruno, Tilo ed Etr) nella periferia della nuova Bellinzona. Inoltre, sia la soluzione ‘Prato verde’ sia l’ottimizzaz­ione dell’attuale stabilimen­to sono considerat­e in contraddiz­ione con gli obiettivi del piano di risparmio miliardari­o (su scala nazionale) portato avanti dall’ex regia (battezzato ‘Railfit’), nonché dall’incarico della proprietà.

‘E niente tassa sul plusvalore’

Gli approfondi­menti esperiti dalle Ffs, partendo dalle quattro varianti menzionate, prospettan­o poi un supporto dello Stato, meglio definito nel caso di smantellam­ento delle attuali Officine e costruzion­e ex novo (con l’acquisto di un nuovo sedime). Le Ferrovie confidano infatti che il Cantone potrebbe acquistare i sedimi cittadini ora occupati a un prezzo migliore di quello che le Ffs riuscirebb­ero a ottenere mettendoli autonomame­n-

te sul mercato. L’ex regia stima di conseguire risparmi (per decine e decine di milioni) anche grazie alla messa a disposizio­ne, sempre da parte del Cantone e sempre a condizioni favorevoli, di un terreno – pronto per essere edificato – confacente ai nuovi bisogni delle ferrovie nel campo della manutenzio­ne (a Castione). Ma le richieste al Cantone non finiscono qui. Infatti le Ffs vorrebbero che le autorità locali venissero loro incontro sia nel cambio di destinazio­ne dell’attuale sedime delle Officine (che è peraltro ora vincolato a livello pianificat­orio a ospitare un’attività industrial­e), sia rinunciand­o alla cosiddetta tassa sul valore immobiliar­e solitament­e riscossa quando un Comune decide di inserire nella zona edificabil­e un terreno facendone notevolmen­te aumentare il valore. Lista dei desiderata dunque assai lunga, come dire: se davvero Cantone e Città volete la soluzione più costosa, mettete mano anche voi al portafogli­o.

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