Supsi-Usi uniti nella conoscenza
Dopo 8 anni di pianificazione e progettazione, posata la prima pietra al nuovo Campus universitario Si costruisce. Nel luglio 2020 sorgerà il più grande edificio pubblico del cantone: ospiterà le facoltà di scienze informatiche e scienze biomediche dell’U
Sarà, nel 2020 – data d’inaugurazione –, l’edificio pubblico (130mila metri cubi) più grande del Canton Ticino. Ma la grandezza risiede soprattutto nel suo significato: luogo di conoscenza, di sinergia, di incontro, di ricerca. Parliamo del Campus universitario Usi-Supsi di Lugano-Viganello sull’ex terreno della Campari. Ieri è stata posata la prima pietra: un pietra artistica, una fontana di alto valore simbolico, come ha evidenziato il suo artefice creativo, Boas Erez, rettore dell'Università della Svizzera italiana, svelando alla presenza di autorità e istituzioni l’opera al centro del cantiere. Il nuovo Campus ospiterà la Facoltà di scienze informatiche e la nuova Facoltà di scienze biomediche dell’Usi, il Dipartimento tecnologie innovative della Supsi e l’Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale. Gli architetti Simone Tocchetti e Luca Pessina, vincitori del concorso che ha visto in gara 125 idee, raccoglieranno la sfida del progetto. Nei discorsi dei numerosi ospiti intervenuti, da Franco Gervasoni, direttore generale della Supsi che ha evidenziato come l’opera permetterà «al polo universitario ticinese di diventare sempre più attrattivo»; al presidente del Consiglio di Stato, Manuele Bertoli, che ha detto come il nuovo Campus si tradurrà in «una rete di collaborazioni sempre più fitta e proficua sia per la scienza che per la popolazione del nostro cantone», molte le parole che hanno visto i relatori in piena sintonia: «unione» – Usi e Supsi si stanno muovendo infatti insieme in questa sfida architettonica e scientifica –, «lungimiranza», «apertura» e la «volontà di fare rete», «laboratorio di idee».
Il rettore Boas Erez: la piazza interna al Campus, dialogo tra mondo accademico e cittadini
Il progetto parte da lontano – 8 anni fa, tra idea, concorsi e ottenimento dei sussidi – e mira lontano per garantire for-
mazione, conoscenza, ricerca, incontro. «È questo un momento simbolico importante – ha evidenziato Bertoli – perché oggi si passa dalla carta ai fatti concreti, ed è un avvenimento». A settembre 2020 il nuovo Campus potrà accogliere 600 collaboratori, 1’000 matricole nella formazione Bachelor e Master e oltre 800 partecipanti all’anno nella formazione continua per l’anno 2020/2021. Il rettore Boas Erez ha auspicato che «la grande piazza interna al Campus diventi luogo di scambio e reciproco arricchimento tra mondo accademico e cittadini». La corte interna al futuro complesso sarà tra le
maggiori cifre del progetto firmato dagli architetti ticinesi e già allievi della Supsi, Simone Tocchetti e Luca Pessina. L’edificio, facciata a scacchiera, contemplerà fra l’altro quattro terrazze per favorire gli incontri della comunità scientifica e dei collaboratori; aule di diversa ampiezza (fra cui un auditorio di 300 posti) e, grazie a pareti leggere, gli spazi potranno modificarsi in modo flessibile. Marco Müller, responsabile progetto edilizia universitaria, ha indicato cifre e sovvenzionamenti: «Per i progetti attualmente in cantiere in Ticino, inclusi il Campus Supsi di Mendrisio e la nuova sede dell’Irb
a Bellinzona, sono stati assegnati 80 milioni di franchi per contribuire a un investimento totale di 400 milioni, fondi assegnati dal Sefri per l’innovazione, la qualità, l’economicità e la flessibilità dei progetti presentati». Alfredo Gysi, rappresentante della Fondazione per le Facoltà di Lugano dell’Usi, ha offerto una panoramica storica dell’ateneo, fino a uno sguardo sul domani, con «la presenza di superfici di riserva a est e a nord del nuovo edificio già acquisite per assicurare la possibilità di crescere anche in futuro». Alberto Petruzzella, presidente del Consiglio Supsi e presidente del comitato
di pilotaggio del progetto Campus, ha sottolineato l’importanza di un Campus moderno per «ulteriormente migliorare la qualità dell’insegnamento e della ricerca». E il sindaco di Lugano, Marco Borradori, ha dato rilievo all’obiettivo del progetto: «Creare un ambiente favorevole allo scambio delle conoscenze, al trasferimento tecnologico e allo sviluppo d’impresa: dobbiamo continuare a produrre un alto livello scientifico e culturale per inserire Lugano nella rete dei grandi centri universitari svizzeri: solo così potremo competere con gli atenei». E ieri la prima pietra è stata posta.