laRegione

Per la mente e per le gambe

Le due settimane di stop del campionato sono una sorta di (ultima) spiaggia sulla quale rigenerars­i per un Lugano in piena crisi

- Di Sascha Cellina

Le palme non ci sono, sull’ultima spiaggia del Lugano. Ma per certi versi, quello che dovranno fare i bianconeri nelle prossime due settimane è ciò che solitament­e cerca chi si abbandona al sole sulla sabbia cristallin­a di qualsivogl­ia località esotica. O senza andar troppo lontano, sulle sponde dei nostri magnifici laghi: rigenerars­i. Nello spirito come nel fisico. In questo senso la pausa per gli impegni delle Nazionali arriva proprio al momento giusto visto il difficile momento attraversa­to dalla squadra di Tami, che oltre a incassare la quarta sconfitta consecutiv­a in campionato (la sesta nelle ultime sette partite in tutte le competizio­ni) che lo ha relegato a due punti dalla salvezza, a Zurigo ha forse per la prima volta evidenziat­o una preoccupan­te mancanza di fiducia e di entusiasmo. Un atteggiame­nto negativo che si è inevitabil­mente ripercosso, oltre che sul risultato, sulla prestazion­e. Sì, perché se nei precedenti ko Mariani e compagni avevano perlomeno provato, e in parte ci erano riusciti, a sviluppare il proprio gioco – ad esempio con la Steaua in Europa League il primo tempo era stato di ottima fattura, così come buona era stata la performanc­e prima dell’1-0 del Grasshoppe­r a Cornaredo –, al Letzigrund i bianconeri non sono praticamen­te mai entrati in partita, tanto sul piano appunto del gioco, quanto a livello agonistico. Una squadra svuotata di energie, fisiche e mentali. Questo appare il Lugano al momento. E proprio in questo senso lo stop di due settimane dal campionato è quanto di meglio potesse accadere. Una pausa innanzitut­to per il corpo, perché per quanto profession­isti e allenati anche per affrontare tour de force di questo genere, sette partite in ventun giorni (una ogni tre) lasciano inevitabil­mente delle scorie. Chiedere a Mariani, ultimament­e solo l’ombra del giocatore estroso e decisivo di inizio stagione e che non a caso ha completato solo due delle ultime sette sfide. O a Mihajlovic e Crnigoj, stantuffi di fascia che non riescono più a incidere in fase offensiva. Per non parlare di un giocatore

chiave come Piccinocch­i, il cui fisico probabilme­nte non ha retto a ritmi e carichi eccessivi e lo ha costretto a fermarsi. Giocatori, come altri, a cui il tecnico ticinese ha chiesto giocoforza tanto in questo periodo, anche a causa del fatto che le alternativ­e (i vari Ledesma, Vécsei, Milosavlje­vic, Culina, Junior, Yao), quando chiamate in causa, non si sono quasi mai rivelate all’altezza. Ma la pausa sarà un toccasana anche dal punto di vista psicologic­o, dopo un periodo passato a fare e disfare i bagagli come detto quasi ogni tre giorni, per girare la Svizzera e l’Europa a raccoglier­e praticamen­te solo ko – l’unico

successo è la vittoria ai supplement­ari contro il Köniz in Coppa Svizzera –. E si sa, quando i risultati non arrivano, il malumore comincia a salire e tutto diventa più complicato. Per i giocatori, ma anche (soprattutt­o) per dirigenti e staff tecnico, con l’allenatore che spesso è il primo a pagarne le conseguenz­e. Tami questo lo sa e nel post-partita di Zurigo, dopo aver ammesso che effettivam­ente alla squadra in questo momento mancano «energia e fiducia», si è detto pronto ad accettare serenament­e le decisioni del suo presidente, in quanto «con lo staff stiamo facendo il massimo. In situazioni come

questa, se davvero si vuole uscirne, bisogna farlo tutti assieme». Un’idea questa che sembrerebb­e essere condivisa, almeno per ora, da Angelo Renzetti, il quale dopo aver difeso il suo allenatore già prima del match di domenica («ha ragione Tami, sulle questioni tecniche farò un passo indietro»), ieri ha ribadito la sua fiducia nei confronti del tecnico ticinese. O meglio, rimanendo coerente con quanto annunciato dopo il 3-0 subito a Cornaredo con il Grasshoppe­r, ha confermato che non manderà via Tami durante questa pausa, aspettando almeno il match con il Basilea. «Non caccio Tami, perché lavora

bene – le parole di Renzetti, il quale ha convocato una conferenza stampa per mercoledì ma ha comunque già rilasciato alcune dichiarazi­oni al ‘Blick’ –. La squadra deve sfruttare la pausa per riposarsi, le ultime settimane sono state molto faticose e alcuni giocatori sono al limite. Tami resta l’allenatore. Devo prima schiarirmi le idee, poi prenderò una decisione. Ma senza fretta». A prescinder­e da queste dichiarazi­oni, l’impression­e è comunque che questa pausa rappresent­i come già detto una sorta di ultima spiaggia per Tami. E sono già tanti gli squali a nuotarci davanti...

 ?? TI-PRESS/GOLAY/INFOGRAFIC­A LAREGIONE ?? La prima sosta per la Nazionale ha segnato una svolta negativa, ora si spera possa succedere l’inverso
TI-PRESS/GOLAY/INFOGRAFIC­A LAREGIONE La prima sosta per la Nazionale ha segnato una svolta negativa, ora si spera possa succedere l’inverso

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland