Via Odescalchi, ‘legittima difesa’
Tre richieste di assoluzione e la legittima difesa per i quattro della sparatoria di via Odescalchi Parola alla difesa, ieri, nel processo di Appello per i quattro accusati dell’omicidio del 35enne portoghese che morì l’8 ottobre del 2015
Tre proscioglimenti e una pena massima di 6 anni: sono queste le richieste, in Appello, della difesa dei quattro uomini accusati dell’omicidio del 35enne portoghese.
Tre proscioglimenti e una pena che non ecceda i sei anni di reclusione. Il secondo giorno del processo davanti alla Corte di appello e di revisione penale di Locarno – riguardante l’omicidio di via Odescalchi a Chiasso – è stato dedicato totalmente alle arringhe delle difese. Alla sbarra i quattro uomini condannati dalla Corte delle Assise criminali di Mendrisio per l’uccisione di un 35enne portoghese avvenuta l’8 ottobre del 2015. Primo giudizio che, nel settembre dello scorso anno, aveva sentenziato una condanna a 14 anni per omicidio intenzionale per dolo diretto (l’autore materiale) e tre – rispettivamente di 10, 8 e 7 anni – per correità in omicidio intenzionale per dolo eventuale. Davanti alla Corte presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will si è così data la parola alle difese. Per quel che concerne l’autore materiale del crimine – il 28enne svizzero di origini kosovare che esplose due colpi di pistola i quali raggiunsero al torace e alla gamba il 35enne portoghese –, l’avvocato Luca Marcellini si è battuto per il proscioglimento dall’accusa di assassinio promossa mercoledì dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti (vedi ‘laRegione’ di ieri). Lo ha fatto ripercorrendo i fatti avvenuti quella notte di ottobre come pure i giorni precedenti, culminati con la paura che dietro a un regolamento di conti, nato inizialmente da un alterco avvenuto in una discoteca del Luganese, potesse effettivamente celarsi un’intera banda di albanesi. Una vera e propria escalation di fatti che ha portato alla sparatoria di via Odescalchi. Marcellini ha ricordato come, in quei pochi istanti, siano stati esplosi 6 colpi, di questi soltanto due provenienti dalla pistola del suo assistito. E nell’invocare la possibilità di un eccesso di difesa – da qui la richiesta di una pena non superiore ai 6 anni nel caso si concretizzasse l’ipotesi dell’omicidio –, la ricostruzione dei pochi, fondamentali secondi della sparatoria ha portato alla convinzione che la vittima «avesse già la pistola in mano» e un colpo fosse partito prima della risposta del 28enne. Insomma, l’uomo si è «messo in moto e ha sparato quando era già in corso un’aggressione illecita» da parte della vittima.
‘Si riuniscono per difendersi’
«Gli elementi oggettivi escludono la tesi secondo la quale si è trattato di una spedizione punitiva» ha evidenziato dal canto suo l’avvocato Mario Bazzi, difensore del 28enne di origini ucraine condannato in primo grado a 10 anni. Uomo che, a detta della difesa, «non ha avuto alcuna parte di rilievo nei fatti che hanno portato al decesso» e «si è dissociato appena ha visto che le cose peggioravano».
Sei colpi di pistola esplosi in pochi istanti e una vittima
Da qui la richiesta di proscioglimento dalle accuse di assassinio e subordinatamente di omicidio. Richiesta fatta anche dall’avvocato Deborah Gobbi, legale del 28enne italo-brasiliano (condannato a 8 anni) che la sera dell’otto ottobre colpi due volte la vittima con un manganello. Il suo assistito «ha reagito» quando la vittima
«ha estratto l’arma dalla borsa che portava a tracolla». Per Gobbi ha fatto dunque «uso del manganello a scopo difensivo». Si sono riuniti per difendersi dalle minacce del presunto gruppo di albanesi, ha dal canto suo sottolineato Luigi Mattei, il difensore del 31enne kosovaro condannato in prima istanza a 7 anni. Gli imputati sono andati a Chiasso «per ‘mettere’ via questa storia», senza l’intenzione di arrivare a uno scontro a fuoco. Ora spetterà a giudici e assessori giurati esprimersi. In tal senso, la camera di consiglio si riunirà il 16 ottobre, dopodiché verrà comunicata alle parti la sentenza.