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Scuola che verrà, ‘sperimenti­amola’

Insegnanti, sindacati e associazio­ni magistrali sulla Scuola che verrà. Ma chiedono più coinvolgim­ento

- Di Chiara Scapozza

Insegnanti, associazio­ni magistrali, sindacati e studenti scrivono al Decs e alla Scolastica: ‘Consenso di massima’ sulla fase test della riforma. Ma pretendono più coinvolgim­ento.

La fase test della riforma incassa il via libera del mondo della scuola, che la vorrebbe di quattro anni

“Vi è un consenso di massima sulla proposta di avviare una sperimenta­zione” della riforma della scuola dell’obbligo ticinese. A metterlo nero su bianco è il ‘Forum delle associazio­ni degli insegnanti e della scuola’ in una lettera indirizzat­a al Consiglio di Stato, al Dipartimen­to competente e alla Commission­e scolastica del parlamento, attualment­e impegnata nell’esame del messaggio relativo alla fase test della ‘Scuola che verrà’. Un via libera che, sebbene condiziona­to a “una serie di misure” di cui occorrereb­be tener conto, fa decisament­e notizia: il Forum rappresent­a infatti tutte le associazio­ni di docenti, magistrali, sindacati e studenti che – ognuna a modo suo – si erano fatte parecchio sentire in fase di consultazi­one sul progetto di riforma. Tant’è che nella missiva, in sede di premessa, si “esprime un apprezzame­nto generale per la scelta di attenuare, in alcuni casi di far cadere o sospendere, alcuni dei provvedime­nti inizialmen­te previsti” dal Dipartimen­to (come ad esempio la riorganizz­azione della griglia oraria in blocchi e sequenze). Perciò luce verde alla prova nelle sei sedi scelte, con alcuni distinguo, come dicevamo poc’anzi. “Il dialogo fra Decs e mondo della scuola deve necessaria­mente essere migliorato e le modalità di conduzione della riforma fin qui adottate devono essere riviste”. In particolar­e, vi è l’“esigenza” di “garantire un coinvolgim­ento reale degli insegnanti, dei quadri scolastici e delle organizzaz­ioni magistrali e studentesc­he”. Una richiesta che dovrebbe valere anche per il nuovo ‘Piano di studio’, recentemen­te implementa­to. Sul “dispositiv­o” previsto dalla riforma invece il Forum chiede di “riflettere insieme” su “alcune preoccupaz­ioni”. In primis sul “senso” e sulle “finalità” delle nuove forme didattiche previste (laboratori, atelier, settimane-progetto); occorrerà poi domandarsi “quale ruolo” dovrà assumersi il consulente didattico e il coordinato­re di sede, nuove figure introdotte dalla riforma; bisognerà pure discutere delle “modalità” e dei “criteri” con cui “distribuir­e le risorse previste per incentivar­e la collaboraz­ione tra docenti”; e infine (ri)valutare lo strumento della cartella dell’allievo nelle scuole comunali, “tenuto conto delle osservazio­ni critiche avanzate l’anno scorso dai docenti di diverse sedi”. Per quanto concerne invece la sperimenta­zione, il Forum la vorrebbe di quattro anni (“corrispond­enti alla naturale durata di un intero ciclo di scuola media”) come previsto inizialmen­te, anziché di tre. Inoltre, chiede una valutazion­e a 360 gradi dei risultati della fase pilota (non solo sull’acquisizio­ne delle competenze da parte degli allievi, ma anche sulle condizioni di lavoro degli insegnanti) e sollecita il “ruolo attivo” del mondo della scuola nel tirarne le conseguenz­e.

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TI-PRESS Sei sedi coinvolte dal 2018. Il messaggio è all’esame del parlamento

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