Barcellona cerca una via d’uscita
La leadership separatista catalana premuta dai ‘duri’ alla ricerca di un compromesso
La ‘vittoria’ nel referendum rischia di scoppiare in mano alla dirigenza separatista. Il governo conservatore di Madrid conta sulle esitazioni dei leader catalani per la rivincita.
L’ex President Artur Mas: ‘Non siamo pronti’. Martedì Carles Puigdemont parlerà all’assemblea. Rajoy conta sulla rivincita.
Barcellona – La Catalogna “ha guadagnato il diritto all’indipendenza”, ma non è pronta ad esserlo. Intervistato dal ’Financial Times’, Artur Mas ha detto ciò che i dirigenti separatisti catalani non possono dire, dopo un referendum che pretendono di aver vinto con quasi un plebiscito (il 90% di sì, ma del 40% degli elettori...) a favore del distacco dalla Spagna. L’ex capo del governo della Generalitat, separatista a sua volta, sembra avere espresso bene l’impasse in cui si trova il suo successore Carles Puigdemont: la propria stessa propaganda e la sinistra separatista che sostiene il suo governo premono per una dichiarazione unilaterale di indipendenza senza indugi; d’altro canto, lo scontato rifiuto di Madrid di affrontare la questione in questi termini, lo espone a un rischio politico enorme. Tanto per cominciare, complice il divieto imposto dalla Corte costituzionale di convocare il Parlament lunedì, Puigdemont ha rinviato di un giorno le sue “comunicazioni” all’assemblea catalana, quasi per dare altre 24 ore ai diversi tentativi di mediazione già in atto. E per dare a sé e al resto della dirigenza catalana il tempo di elaborare uno scenario che non sia disastroso. Da Madrid, dove il governo Rajoy conta sul graduale esaurirsi dell’emozione provocata dalle immagini delle botte agli elettori ai seggi, sembra essere giunto anche un segnale apparentemente conciliante: il prefetto spagnolo in Catalogna Enric Millo ha “chiesto scusa” in tv ai catalani per le violenze della polizia. Meno distensivi i passi della giustizia spagnola. Benché infatti li abbia lasciati a piede libero, una corte di Madrid ha confermato che un’indagine per “sedizione” è aperta a carico del capo della polizia catalana dei Mossos Josep Lluis Trapero e dei presidenti delle due grandi sigle della società civile indipendentista Jordi Sanchez e Jordi Cuixa. A Barcellona, invece, un altro giudice ha deciso di avviare una inchiesta sulle violenze della polizia spagnola domenica. Dal fronte politico sono venuti altri segnali. Per la prima volta Santi Villa, un ministro di Puigdemont, membro del suo partito, il Pdect, ha detto che serve “un cessate il fuoco” con Madrid che eviti “decisioni irreparabili” come una sospensione dell’autonomia catalana o l’arresto dei suoi dirigenti. E non ha escluso che si finisca per “mettere da parte” la dichiarazione di indipendenza, per favorire una qualche mediazione. Madrid continua però a esigere che Puigdemont prima “torni alla legalità”e rinunci alla dichiarazione di indipendenza. Martedì si saprà.