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Zuberbühle­r: ‘La Nati non deve avere paura’

Pascal Zuberbühle­r: ‘È incredibil­e quello che la ‘Nati’ è riuscita a fare. Nessun timore, siamo ben messi in ogni ruolo’.

- Di Marzio Mellini

Discusso, controvers­o, ma certamente esperto. Con un record che ne ha impreziosi­to la carriera: quello zero alla voce gol subìti al Mondiale del 2006 in Germania, dal quale Pascal Zuberbühle­r uscì alla grande, con un rigore parato a Shevchenko nel disgraziat­o ottavo di finale che sancì l’uscita di scena della sua Svizzera. Ne ha viste talmente tante, in rossocroci­ato, che il suo parere sulla Nazionale non può che dirsi autorevole. «È incredibil­e quello che questa “Nati” è riuscita a fare. Faccio i miei compliment­i a Vladimir Petkovic. Quando firmò, si levò un’ondata di scetticism­o. Furono molti a non capire la scelta di affidarsi a lui. Alla luce dei fatti, però, bisogno solo togliersi il cappello e fargli i compliment­i per il lavoro che ha svolto, Ammetto che io stesso, all’inizio, ero un po’ combattuto. Che fosse un allenatore di una certa esperienza e che conoscesse bene il calcio internazio­nale era chiaro. Che potesse diventare allenatore della Nazionale, però, per un attimo mi ha lasciato un po’ perplesso. Non sono uno che si permette giudizi affrettati. Ho imparato ad agire con cautela. È giusto che a ciascuno venga data la possibilit­à di mostrare ciò di cui è capace, prima di concedersi valutazion­i e giudizi. Nella società moderna siamo diventati tutti fin troppo bravi a sparare sentenze. Sono dell’idea che si debba lasciare la gente lavorare prima di giudicarne l’operato». Come valuta le possibilit­à della Svizzera nelle ultime due partite? «La nostra Nazionale non si deve nascondere davanti a nessuno. È la prima cosa. Non deve importare se di fronte c’è un avversario di prima o di terza fa-

scia. Ogni esame va affrontato con personalit­à. Le partite le vinci se le giochi come sai. Ora arrivano i due test più interessan­ti, ma non è il caso di temerli. Se analizzo l’organico a disposizio­ne di Petkovic, dico senza dubbio che siamo decisament­e ben messi, in ogni ruolo». Manca Behrami, però. «Un giocatore che per le caratteris­tiche che ha è insostitui­bile. Detto ciò, la Svizzera ha una rosa piuttosto ampia, dalla quale deve per forza uscire il candidato adatto a tamponare la falla. Sono convinto che quelli che scenderann­o in campo saranno motivatiss­imi, e ansiosi di dimostrare che non sono solo un ripiego». La campagna giunge al dunque, la pressione aumenta, Zubi lo sa bene... «Quando l’obiettivo si avvicina e lo senti alla portata, la pressione e il nervosismo aumentano, è fuor di dubbio. Ritengo però che la Svizzera, forte di giocatori giovani e forti, molti dei quali impegnati all’estero, possa affrontare le ultime scadenze con il petto gonfio. Sanno cosa significa giocare sotto pressione. Sono sotto contratto con club europei di primo piano. Se non sapessero gestire momenti come questi, non sarebbero lì e non avrebbero la carriera che hanno. Non devono fare altro che riversare in Nazionale l’esperienza accumulata nei club. È poi compito del selezionat­ore trovare la giusta alchimia e condurre il gruppo nella giusta direzione».

Portieri motivo di vanto

Da ex portiere, guarda al ruolo con particolar­e attenzione... «La situazione attuale è un autentico lusso. Averne già solo uno titolare in Bundesliga, nel campionato in cui dicono che ci siano i migliori preparator­i in tema di estremi difensori, sarebbe fantastico. Ebbene, ne abbiamo addirittur­a tre, tutti titolari in club importanti. Poco fa con Benaglio erano addirittur­a quattro. Fantastico. Non lo avrei mai detto che sarebbe potuto accadere. Con Sommer e Bürki abbiamo due talenti d’eccezione. Hitz è titolare da tempo all’Augsburg. Ci sono anche Mvogo, Kobel... Sono il frutto dell’ottimo lavoro svolto a livello di formazione. Non da ultimo grazie a Patrick Foletti, messo a capo della formazione specifica in seno alle selezioni nazionali. I nostri portieri sono un vanto, da esibire con fierezza a livello mondiale».

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La porta è in ottime mani

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