Scuola, permettetemi di dubitare
Un tema tanto importante quanto complesso quello della scuola. Quella che verrà o vorremmo, ora in sperimentazione. Che riguarda il futuro e che ci vede un po’ tutti professori: siamo passati tutti da lì. Nel tempo una repentina evoluzione del sapere ci ha inondato. Tramite i telefonini i giovani acquisiscono dati, in continuo contatto con il mondo. E aggiorniamo statistiche per conoscere il nostro grado d’istruzione. Nel frattempo i nostri già ben formati docenti rincorrono gli aggiornamenti per far fronte alla mole di conoscenze da impartire. Lo sforzo per mantenere nel tempo la passione nell’insegnamento, viene a volte soffocato da pratiche didattico-burocratiche e da intensi e precisi programmi. Ma un percorso formativo più elastico gioverebbe al coinvolgimento personale di taluni. Essenziale per allievi e insegnanti. E se da un lato le docenti di sostegno della scuola dell’obbligo fanno un ottimo lavoro nel seguire gli allievi con difficoltà di apprendimento o linguistiche (...)
Segue da pagina 12 (...) o familiari o di motivazione, dall’altra si anticipano nozioni che dovrebbero essere spiegate con maggiore gradualità. La rapidità con la quale la tecnologia trasmette le informazioni tende ad accelerare la formazione, anticipando i tempi. Così si pensa di aumentarne la qualità. Permettetemi di dubitare. L’apprendimento nelle scuole dell’obbligo, in particolare durante i primi anni, ha bisogno anche di tempo, gettando solide basi iniziali soprattutto sul metodo. Poi le capacità di approfondimento arriveranno. Naturalmente è interessante impartire una formazione specifica per valorizzare le capacità individuali. Esistono pluriclassi in una sola aula, così è possibile adattare i programmi di una classe a una parte di allievi. Non bisogna però spingere eccessivamente la competitività a livello di formazione obbligatoria (scuole elementari e medie), per ragazzi in piena maturazione, in parte preoccupati dalla difficile scelta della strada futura e con incognite adolescenziali. Altri paesi differenziano la formazione, ma non sono necessariamente più innovativi di noi. Quindi attenzione a come misuriamo la qualità. Con il cronometro? Non direi! Ricordiamoci che apprendere deve ancora essere, a volte, un piccolo piacere. E sono la qualità della didattica e dei nostri docenti, assieme a un’adeguata progressione dell’istruzione che manterranno elevato il livello della scuola. Senza dimenticare che, come diceva Marco Fabio Quintiliano, vissuto fra il 35 e il 96 d.C: “I giovani non sono vasi da riempire, ma fiaccole da accendere”. E certamente non sono vasi da riempire nel minor tempo possibile.