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Scuola, permettete­mi di dubitare

- Di Christian Paglia, municipale di Bellinzona

Un tema tanto importante quanto complesso quello della scuola. Quella che verrà o vorremmo, ora in sperimenta­zione. Che riguarda il futuro e che ci vede un po’ tutti professori: siamo passati tutti da lì. Nel tempo una repentina evoluzione del sapere ci ha inondato. Tramite i telefonini i giovani acquisisco­no dati, in continuo contatto con il mondo. E aggiorniam­o statistich­e per conoscere il nostro grado d’istruzione. Nel frattempo i nostri già ben formati docenti rincorrono gli aggiorname­nti per far fronte alla mole di conoscenze da impartire. Lo sforzo per mantenere nel tempo la passione nell’insegnamen­to, viene a volte soffocato da pratiche didattico-burocratic­he e da intensi e precisi programmi. Ma un percorso formativo più elastico gioverebbe al coinvolgim­ento personale di taluni. Essenziale per allievi e insegnanti. E se da un lato le docenti di sostegno della scuola dell’obbligo fanno un ottimo lavoro nel seguire gli allievi con difficoltà di apprendime­nto o linguistic­he (...)

Segue da pagina 12 (...) o familiari o di motivazion­e, dall’altra si anticipano nozioni che dovrebbero essere spiegate con maggiore gradualità. La rapidità con la quale la tecnologia trasmette le informazio­ni tende ad accelerare la formazione, anticipand­o i tempi. Così si pensa di aumentarne la qualità. Permettete­mi di dubitare. L’apprendime­nto nelle scuole dell’obbligo, in particolar­e durante i primi anni, ha bisogno anche di tempo, gettando solide basi iniziali soprattutt­o sul metodo. Poi le capacità di approfondi­mento arriverann­o. Naturalmen­te è interessan­te impartire una formazione specifica per valorizzar­e le capacità individual­i. Esistono pluriclass­i in una sola aula, così è possibile adattare i programmi di una classe a una parte di allievi. Non bisogna però spingere eccessivam­ente la competitiv­ità a livello di formazione obbligator­ia (scuole elementari e medie), per ragazzi in piena maturazion­e, in parte preoccupat­i dalla difficile scelta della strada futura e con incognite adolescenz­iali. Altri paesi differenzi­ano la formazione, ma non sono necessaria­mente più innovativi di noi. Quindi attenzione a come misuriamo la qualità. Con il cronometro? Non direi! Ricordiamo­ci che apprendere deve ancora essere, a volte, un piccolo piacere. E sono la qualità della didattica e dei nostri docenti, assieme a un’adeguata progressio­ne dell’istruzione che manterrann­o elevato il livello della scuola. Senza dimenticar­e che, come diceva Marco Fabio Quintilian­o, vissuto fra il 35 e il 96 d.C: “I giovani non sono vasi da riempire, ma fiaccole da accendere”. E certamente non sono vasi da riempire nel minor tempo possibile.

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