Piccoli scippi ripetuti alla propria ditta
Un 38enne locarnese è stato condannato ieri a una pena sospesa dalle Assise correzionali di Lugano per abuso di impianto per elaborazione dati aggravato, e falsità di documenti. L’imputato, reo confesso, ha ammesso tutti i reati descritti nell’atto d’accusa proposto dalla procuratrice pubblica Fiorenza Bergomi. L’uomo, con l’ausilio di un programma informatico della ditta, ha accreditato importi di 250 franchi in 688 occasioni, poi depositati sul conto bancario dei genitori, a loro insaputa. Transazioni queste che, nell’arco di più di un anno, hanno raggiunto i 171mila franchi. L’uomo in quel periodo soffriva di alcolismo, disturbo che lo portava di sovente a non presentarsi al lavoro. Queste assenze ripetute hanno portato il datore a chiedergli certificati medici di giustificazione: il 38enne, dopo aver provato a temporeggiare, si è visto costretto a ricorrere alla falsificazione di questi certificati per ben 7 volte, con tanto di timbro e firma, su modello degli originali. Il locarnese non ha usato le sue malversazioni per coprire i debiti di cui tutt’ora deve rispondere; ha impiegato i soldi per garantirsi un più alto tenore di vita. L’imputato, dopo l’arresto, ha intrapreso da subito un percorso di riabilitazione e disintossicazione dall’alcool e, inoltre, ha partecipato attivamente alla ricostruzione dei fatti senza mai tirarsi indietro. La ripetitività, la sistematicità e l’abilità dell’uomo in questi illeciti non possono essere però trascurati. Questi, tra gli altri, sono i motivi per cui il giudice Amos Pagnamenta ha optato per una pena di 16 mesi sospesa condizionalmente per 2 anni e, in aggiunta, il rimborso di 194mila franchi alla ditta lesa.