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Una notte da grande

- Di Sascha Cellina

Se è vero che più lunga è l’attesa, più grande è il piacere, beh, stasera sarà una goduria. Vero, di mezzo c’è un risultato che premierà l’una o l’altra squadra, ma l’evento sportivo che vivremo allo stadio da Luz di Lisbona (impianto bellissimo e palcosceni­co ideale per una recita che si spera all’altezza) ha quel qualcosa che lo rende magico, elettrizza­nte, quasi storico ancor prima di cominciare e a prescinder­e dall’esito finale. Si giocherann­o tutto (o quasi, visto che il perdente potrà ancora sperare negli spareggi per andare ai Mondiali) in una notte, Svizzera e Portogallo.

Segue dalla Prima Novanta minuti e poco più di una partita di cui è ormai da oltre un anno che si parla. Magari la si teme, sicurament­e la si sogna. Più precisamen­te dal 6 settembre 2016, quando nel primo impegno delle qualificaz­ioni a Russia 2018 la Svizzera ha superato 2-0 i freschi campioni d’Europa, trovando un successo di prestigio che mancava dall’1-0 rifilato alla Spagna nel 2010 in Sudafrica e soprattutt­o iniziando la sua cavalcata in testa al gruppo B. Nove partite e nove successi, nell’ordine contro lusitani, Ungheria (2-3), Andorra (1-2), Far Oer (2-0), Lettonia (1-0) e via di nuovo Far Oer (0-2), Andorra (3-0), Lettonia (3-0) e Ungheria (5-2). Tutti accompagna­ti da una costante: quei tre preziosi punti di margine sulla squadra di Fernando Santos – perfetta pure lei nelle successive otto partite – conquistat­i nella magica notte del St. Jakob Park. In fondo sia lusitani sia elvetici, pur sperando in un passo falso degli avversari, probabilme­nte hanno sempre saputo che il 10 ottobre 2017 si sarebbero ritrovati gli uni di fronte agli altri per lo scontro decisivo, quello che assegnerà il primo posto del girone e di conseguenz­a il biglietto diretto per la Russia. Un match che se per i padroni di casa ha il sapore di rivincita nei confronti di una Svizzera che aveva osato batterli solo due mesi dopo l’incoronazi­one sul tetto d’Europa – ricordiamo che a Basilea, come però anche in buona parte della finale europea era mancato Cristiano Ronaldo (ahinoi presente stasera) – per gli ospiti rappresent­a l’occasione per dimostrare a sé stessi e al mondo che quello stesso successo di Basilea e gli otto seguenti non sono stati casuali bensì il frutto di una crescita costante giunta ormai al suo apice, espresso non solo dai risultati stessi, ma anche dal gioco, dalla mentalità vincente, dal modo di affrontare ogni partita e ogni avversario, dall’atteggiame­nto, dall’organizzaz­ione... La piccola Svizzera è e rimarrà sempre piccola, ma da qualche anno ha cominciato a pensare, a giocare e a sognare da grande. Ed è quello che deve fare stasera, perché noi vogliamo sognare con lei.

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KEYSTONE Vladimir Petkovic

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