Lac, cooptazione sotto la lente
Fanno discutere le decisioni del Direttivo. Bernasconi (Lega): ‘Lasciamoli lavorare, poi valuteremo’
Il criterio politico per cui si era infiammato il dibattito un anno e mezzo fa non ha dettato le nomine ma le censure non mancano
Oltre alla questione femminile, trascurata nel recente allargamento del Consiglio direttivo dell’ente autonomo del Lac (cfr. ‘laRegione’ di venerdì 6 novembre), le nomine continuano a far discutere a Lugano. Fino alla decisione del Consiglio di Stato la diatriba era stata di tutt’altra natura: Verdi a parte, ogni partito aveva formulato le proprie candidature dando una connotazione politica al tema. Ebbene, uno dei tre prescelti è di area Ppd: Alberto Montorfani e forse anche Andrea Broggini (con cui però ieri è stato impossibile parlare). Il criterio politico non è stato però rilevante. Così, almeno, la pensa il capogruppo Ppd Michel Tricarico che critica l’infelice comunicazione del Municipio al termine della seduta di Consiglio comunale del 2 ottobre quando ha negato che la cooptazione fosse già avvenuta, «in particolare alla luce del recente incontro con l’esecutivo per migliorare la comunicazione con il legislativo». Il capogruppo Ppd ritiene che fosse auspicabile nelle tre persone scelte la presenza di una donna. Tricarico ritiene che il capitolo sia da considerare chiuso ed è sicuro che la cooptazione da parte delle cinque persone del Consiglio direttivo (i municipali Michele Foletti, Roberto Badaracco e il direttore della Divisione cultura Lorenzo Sganzini, Hans Koch e Salvatore Carrubba) non sia avvenuta in base a logiche politiche: «L’unico vero scopo era quello di trovare persone competenti sul territorio e fuori dai confini ticinesi per gestire al meglio la struttura». Al di là dell’etichetta di partito, secondo la capogruppo socialista Simona Buri il direttivo a cinque «ha sbagliato, non avrebbe dovuto cooptare nessuno o in alternativa trovare presenze femminili». Ma gli statuti dell’ente autonomo del Lac prevedono questa possibilità…
Ritenuta infelice la risposta municipale al termine della seduta del 2 ottobre
«Sì, però c’è il rapporto, di cui il Municipio è a conoscenza, sulla mozione Plr ‘Governance per le partecipate’ sottoscritto da tutti i membri della Commissione delle petizioni che impedisce, fra l’altro, ogni sorta di cooptazione. Avrebbero potuto essere un po’ lungimiranti visto che la voteremo presto». Non solo. Il Municipio al termine dell’ultima seduta, agli eventuali, prosegue Buri, «non l’ha raccontata giusta rispondendo al consigliere comunale Demis Fumasoli che chiedeva lumi sulle nomine al Direttivo affermando che non erano ancora state fatte, ma il giorno dopo si è saputo che la decisione risaliva a tre giorni prima». La cooptazione ha lasciato l’amaro in bocca anche alla capogruppo Plr Karin Valenzano che fatica a capire la logica dell’allargamento a otto membri del Direttivo: «Si era partiti con l’idea di cercare competenze esterne in ambito culturale o capaci di allargare gli orizzonti del Lac, come fatto con Koch e Carrubba e ora ci ritroviamo nel ‘local’ col gestore di immobili? Con tutto il rispetto per le persone scelte, allora erano meglio gli altri tre profili individuati dai partiti: Grassi, Masoni e Pesenti che rispondevano meglio alle richieste per il Direttivo del Lac, in particolare per conoscenze dirette e possibili contatti da attivare». Non solo. Anche Valenzano non ha digerito la risposta dell’esecutivo nella sede istituzionale. Pure il vicecapogruppo della Lega Lukas Bernasconi considera infelice la comunicazione del Municipio al termine della seduta. E spera «che le scelte siano state effettuate in base alle competenze delle persone rispetto al ruolo indipendentemente dall’appartenenza politica. Valuteremo poi nei fatti l’operato del Direttivo e dell’ente autonomo che è libero di muoversi come meglio ritiene assumendosene le responsabilità. In Consiglio comunale abbiamo votato il mandato di prestazione e i soldi che sono a disposizione. Ora che il Consiglio direttivo si è attivato, lasciamolo lavorare sperando che non si creino costi aggiuntivi per la Città».