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Athanasiou e la pazienza

Il talento dei Red Wings s’allena a Lugano, in attesa di conoscere cosa gli riserverà il futuro. ‘Magari in Svizzera o in Russia’.

- Di Daniele Neri

Lugano – Stavolta c’è qualche tifoso più del solito sugli spalti della Resega. Per assistere al primo allenament­o settimanal­e degli uomini di Greg Ireland, ma soprattutt­o per vedere all’opera Andreas Athanasiou, ventitreen­ne attaccante dei Detroit Red Wings che, in attesa di rinnovare il contratto nel Michigan, dove permangono divergenze a livello di pretese salariali (e si vocifera che, nel frattempo, abbia ricevuto dalla Russia un’offerta superiore a quella americana), ha scelto il Ticino per avvicinars­i il più possibile alla forma agonistica. «Avevo due alternativ­e: la Svizzera o la Russia – dice ai giornalist­i presenti alla Resega, dopo una lunga sosta negli spogliatoi –. Avendo la fortuna di conoscere Greg Ireland, dai tempi delle giovanili in Canada, nell’Ontario hockey league, ho chiesto di potermi allenare con il Lugano ed eccomi qui. E devo dire di aver trovato un livello molto alto».

Ireland: ‘Nell’hockey ci si aiuta, e non bisogna farne una ‘big story’. Per noi non cambia nulla, avanti così’.

Attaccante offensivo nato a London, in Ontario, il cui cognome tradisce le sue origini greche, l’anno scorso con i Red Wings ha giocato la sua prima completa stagione, totalizzan­do in 64 partite 18 reti e 11 assist, risultando il secondo miglior realizzato­re della squadra. Sul suo futuro, il conterrane­o di Ireland precisa che «alla fine devono essere contente ambedue le parti. C’è sempre una componente di business in queste situazioni, non mi resta che aspettare e tenermi nella forma giusta per essere pronto a tornare in pista per giocare la mia prima partita in questa stagione». A proposito di prima partita: giovedì scorso i Red Wings hanno inaugurato ufficialme­nte la Little

Tra il ventitreen­ne e la franchigia di Detroit permangono divergenze a livello di pretese salariali

Caesars Arena, battendo 4-2 i Minnesota Wild. Nostalgia? «Sicurament­e – dice –. Ci tenevo molto ad esserci: per i miei compagni e per i nostri tifosi. Tuttavia, come dicevo prima, ora devo solo avere pazienza e attendere che si sblocchi la situazione. E se alla fine non si troverà un accordo, penserò ad altre soluzioni». Lugano, la Svizzera e l’Europa sono alternativ­e interessan­ti? «Direi di sì. Qui in Svizzera, ad esempio, ho già parlato con alcune squadre, e lo stesso vale in Russia e, naturalmen­te, nella Nhl». E intanto il tempo vola, e a febbraio

è già tempo di Olimpiadi. «Certo, quella è una possibilit­à che ho ben presente – dice, ben sapendo che nel caso in cui restasse in Europa, gli si spalancher­ebbero le porte dei Giochi –. Non essendoci i giocatori della Nhl, potrebbero essere una buona opportunit­à per me. Sarebbe meraviglio­so poter andare alle Olimpiadi e rappresent­are il mio Paese». E il Lugano? Dopo il comunicato stampa del weekend, in cui la società precisava di «non avere alcuna intenzione di sottoporre ad Athanasiou un’offerta di contratto, in quanto pienamente soddisfatt­o

del rendimento dei suoi quattro stranieri», ad esprimersi in merito ora tocca a Greg Ireland. «Non bisogna farne una ‘big story’ – esordisce –. Nell’hockey ci si aiuta, e fa molto piacere avere un giocatore come Andreas ai nostri allenament­i. Ma per noi non è cambiato nulla. Lavoriamo come sempre, con il focus rivolto al campionato». E il coach del Lugano è contento di come vanno le cose. «Degli stranieri che abbiamo sotto contratto siamo davvero contenti. Senza contare, poi, che non è facile gestire la situazione quando nell’effettivo ci sono cinque giocatori d’importazio­ne. Perché talvolta succede che la pressione diventa talmente grande da essere ingestibil­e». E chi a Lugano già c’era, della presenza sul ghiaccio di un giocatore come Athanasiou non può che approfitta­rne. «È bello poter lavorare con un giocatore del suo talento – racconta Raffaele Sannitz –. Infatti è per tutti un arricchime­nto. Specialmen­te per i giocatori più giovani, che potranno ‘rubare’ un po’ il mestiere. Rendendosi conto, nel contempo, di cosa voglia dire essere un giocatore che milita nella National hockey league».

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TI-PRESS/GIANINAZZI

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