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Cristiano, ‘nosso campeão’

A Lisbona non si parla che di lui, Ronaldo. I tifosi elvetici lo temono, quelli portoghesi (quasi tutti) lo venerano.

- dall’inviato Sascha Cellina

C’è chi lo ammira e chi lo teme; chi in lui vede il salvatore della patria e chi invece lo spauracchi­o da esorcizzar­e; chi lo crede un Dio in terra al quale affidare i sogni di una Nazione e chi lo ritiene un narciso del pallone da fermare con qualsiasi mezzo, così magari abbassa pure le ali. Il punto però è uno solo: piaccia o no, Cristiano Ronaldo, oltre che personaggi­o – da notare che il suo secondo nome è ispirato a Ronald Reagan, presidente degli Stati Uniti ma anche attore –, è uno dei calciatori più forti di tutti i tempi e per le strade di Lisbona nelle ore che precedono Portogallo-Svizzera si parla solo (o quasi) di lui. E in fondo non potrebbe essere altrimenti, visto che Cr7 è sì nato a Funchal, sull’arcipelago di Madera, ma calcistica­mente dopo aver mosso i primi passi nell’Andorinha e nel Nacional (società di Madera) è sbocciato proprio nei due anni passati a Lisbona, sponda Sporting. Due stagioni che hanno fatto da trampolino di lancio per una carriera decollata al Manchester e consacrata­si nel Real Madrid. «Ronaldo è il calcio – ci spiega João, tifoso di lungo corso proprio del club biancoverd­e di Lisbona –. Ci sarebbe piaciuto vederlo più a lungo nel nostro club, ma si capiva che era già fortissimo e che non sarebbe rimasto a lungo. Ma è giusto così, meritava altri palcosceni­ci e noi dello Sporting ci sentiamo comunque un po’ parte della sua straordina­ria carriera». La breve permanenza nel club rivale – ma soprattutt­o i colori rossoverdi della maglia del Portogallo – permettono in un certo senso anche a Carlos, simpatico autista di Tuk Tuk nonché grande sostenitor­e del Benfica, di sbilanciar­si a sua volta... «Magari se avesse giocato più a lungo nello Sporting lo odierei, ma da tifoso del Portogallo non posso che essere felice che giochi per la mia Nazionale», afferma il giovane, che poi però rivela di andare un po’ controtend­enza. «Ronaldo è un buon giocatore, ma non poi così speciale. Lo dimostra il fatto che abbiamo vinto la finale dell’Europeo anche senza di lui. In campo vanno undici giocatori, Ronaldo è solo uno di loro e non può girare tutto attorno a lui. Anche contro la Svizzera, che è un’ottima compagine, dovrà funzionare l’insieme della squadra, altrimenti perderemo». Di tutt’altro avviso Pedro, impiegato nello store ufficiale del Benfica e che ci accoglie mostrandoc­i la maglia di Seferovic, «andata a ruba nelle scorse settimane. Ronaldo sarà decisivo contro la Svizzera, lo è sempre quando i giochi sono seri. È un vero profession­ista e magari nel resto del mondo c’è chi lo vede come uno sbruffone, ma qui a Lisbona sappiamo che è una bella persona. Va a donare il sangue e anche finanziari­amente aiuta molto i più bisognosi. È davvero un campione in tutto, il nostro campione». Già, ma cosa pensano i tifosi rossocroci­ati che domani se lo troveranno simbolicam­ente di fronte? Mirko, 25enne del Canton Berna reso spavaldo da qualche birra già in corpo, è certo che «ci penserà capitan Lichtstein­er a mettergli la museruola». Il suo amico Roby, più lucido, è meno sicuro: «Speriamo si faccia male nel riscaldame­nto...».

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE
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