‘Non facciamoci autogol’
Alain Sutter, in campo nell’ultimo precedente della Svizzera in Portogallo, analizza la ‘finale’ di stasera
Lisbona – L’ultima volta che la Svizzera ha messo piede per una partita ufficiale in Portogallo, non è andata molto bene. Era il 13 ottobre 1993 e a Oporto la selezione di Roy Hodgson incappò in una sconfitta 1-0 (gol di Joao Pinto), che non impedì comunque alla squadra di cui faceva parte anche Alain Sutter di qualificarsi per i Mondiali di Usa ’94 a spese proprio dei lusitani. «Perdemmo 1-0, non ricordo molto altro di quel match, se non che l’ambiente nello stadio era molto caldo, come d’altronde lo è sempre stato ogni volta che mi è capitato di giocare in Portogallo – afferma l’allora numero 7 della Nati, oggi esperto di calcio in seno alla Srf –. Quello portoghese è un popolo latino e si sente, sanno creare un’atmosfera incredibile e lo stesso capiterà per il match di stasera. Il Da Luz è un impianto grande (può contenere circa 65’000 spettatori, i portoghesi saranno 60’000, 5’000 invece le persone arrivate dalla Svizzera, ndr), ma le tribune sono piuttosto in piedi, di conseguenza il pubblico è vicino al terreno e anche a livello acustico si crea un effetto speciale. Ci sarà un bel “casotto”». Secondo l’ex bandiera del Grasshopper, questo non sarà però un problema per la Svizzera... «I giocatori sono abituati a giocare in situazioni del genere e poter scendere in campo davanti a tanta gente è una grande motivazione, a prescindere se giochi in casa o in trasferta». Si partirà quindi alla pari... «Sarà una partita molto aperta che entrambe le squadre abbordano con il cinquanta per cento di possibilità di vittoria. Non c’è un favorito, perché è vero che il Portogallo è campione d’Europa, ma la Svizzera ha compiuto davvero un ottimo cammino in queste qualificazioni. Sarà proprio questa partita a stabilire chi è migliore». A proposito di migliori: costretto a saltare il match d’andata (2-0 per la Svizzera) in quanto non ancora ristabilitosi da un infortunio, stasera Cristiano Ronaldo ci sarà... «Se la squadra non funziona, fa fatica pure Ronaldo, mentre se il collettivo gira bene, allora può davvero fare la differenza. È indubbiamente un bene avere un giocatore del genere in squadra, ma non bisogna nemmeno aspettarsi che faccia tutto da solo. E la Svizzera non dovrà commettere l’errore di focalizzarsi solo su di lui. Sarebbe un clamoroso autogol, il Portogallo ha altri buoni giocatori».
Vlado: ‘Contro il Portogallo, non contro Ronaldo’
Un concetto quest’ultimo ribadito chiaramente anche da Vladimir Petkovic. «Non affrontiamo solo Cristiano Ronaldo, ma il Portogallo», afferma il selezionatore elvetico a proposito di colui che ha messo a segno la metà dei gol realizzati dai lusitani (30) nelle qualificazioni mondiali. «Affrontare Ronaldo è sempre una grande sfida – ammette dal canto suo colui che con tutta probabilità questa sera si troverà davanti più spesso Cr7, ossia Stephan Lichtsteiner –. L’ho già fatto in passato: una volta è andata bene, un’altra meno. In ogni caso non sarò io che dovrò difendere su Ronaldo, ma tutta la squadra». Quanto all’atteggiamento con cui la Svizzera scenderà in campo, Petkovic assicura che «la squadra giocherà a modo suo, quello che le appartiene da oltre un anno. Sarà un match pieno di emozioni, nel quale cercheremo di dimostrare che ci stiamo bene in questa finale e che ciò che abbiamo compiuto non è frutto del caso».