Si parte con la Cina di plastica e povertà
Il Film festival dei diritti umani di Lugano si apre stasera alle 20.30 con la pellicola di Jiu-Liang Wang ‘Plastic China’. Presentato all’ultimo Sundance, il documentario scelto per la serata inaugurale parte da un fatto poco noto: se la Cina esporta merci in tutto il mondo, importa anche, e sempre da tutto il mondo, una quantità enorme di rifiuti, soprattutto plastica. Si stima che circa la metà dei rifiuti plastici mondiali finisca in Cina: milioni di tonnellate. La cifra esatta non la troviamo, nel documentario di Jiu-Liang Wang che, dopo aver seguito il viaggio di un container dal porto a un piccolo stabilimento, quasi si disinteressa della plastica soffermandosi su chi, in quello stabilimento, ci lavora e ci vive. Così, se la plastica è ovunque – e anche le povere capre che vediamo brucare in un prato ne inghiottiscono un bel po’, con le conseguenze che è facile immaginare –, al centro del film abbiamo il proprietario dello stabilimento, il suo operaio e le loro famiglie. Tutti costretti a vivere tra la plastica e con la plastica: è riciclando i rifiuti che riescono ad avere qualcosa, ed è tra i rifiuti che i bambini ricavano qualche giocattolo più o meno integro. “Per dare un futuro migliore alla mia famiglia posso solo fare lavori sporchi come questo” confida uno degli sfortunati. Che poi quel “futuro migliore” sia per lo più un miraggio, che insomma le possibilità di salire la scala sociale siano praticamente nulle, lo si vede dalle difficoltà che sia il proprietario, sia il suo operaio affrontano per cercare di dare un’istruzione ai propri figli. Perché costa, certo, ma anche perché entrambi sembrano preferire spendere i pochi soldi guadagnati altrove, come un’auto nuova o l’alcol. Una situazione di profondo disagio sociale ed economico che il documentario, nonostante qualche incertezza nella parte centrale, affronta con delicatezza. Interessante notare che, proprio recentemente, la Cina ha annunciato di voler ridurre la quantità di rifiuti importati. Questo migliorerà le condizioni di vita dei protagonisti del film, o li spingerà ancora più nella miseria privandoli dell’unica loro fonte di reddito? Ecco una domanda che il documentario, purtroppo, non affronta. Il programma del festival è online su