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Sotto il vulcano

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Londra – Nel mondo ci sono circa 800 milioni di persone che vivono all’ombra di un vulcano attivo, dal Vesuvio, fino al monte Sant’Elena negli Stati Uniti. In 500 anni, tutti questi vulcani hanno fatto quasi 300mila vittime, sia durante le eruzioni sia durante le fasi di “quiete”, come è successo nella Solfatara di Pozzuoli, dove c’è il supervulca­no dei Campi Flegrei. Lo indica la ricerca che calcola il rischio cui sono esposte queste persone e il numero delle vittime dei vulcani, per mettere a punto misure più efficaci per mitigare i rischi delle eruzioni. La ricerca si deve al gruppo dell’università britannica di Bristol coordinato da Sarah Brown. Passando al setaccio rapporti ufficiali, bollettini delle attività vulcaniche e storie raccontate dai media, i ricercator­i hanno calcolato che tra il 1500 e il 2017 i vulcani hanno fatto più di 278mila vittime, in media circa 540 all’anno. La maggior parte delle vittime viveva vicino al vulcano, ma si contano anche 561 turisti, 67 ricercator­i, 57 soccorrito­ri e 30 giornalist­i. Quasi la metà degli incidenti mortali è avvenuta entro 10 chilometri dal cratere e gli altri si sono verificati fino a un raggio di 170 chilometri. Per Brown “l’identifica­zione di questi gruppi di vittime è fondamenta­le per migliorare la sicurezza: i vulcanolog­i e i soccorrito­ri, per esempio, hanno ragioni valide per avvicinars­i alle zone pericolose, ma vantaggi e rischi devono essere accuratame­nte pesati”. I media e i turisti invece, ha aggiunto, “dovrebbero stare lontani dalle aree più a rischio”. La ricerca indica anche che nel mondo 800 milioni di persone vivono entro 100 chilometri da un vulcano attivo, che è una minaccia sia quando è sveglio sia quando dorme. Il pericolo maggiore, ovviamente, si corre durante l’eruzione e nei pressi del cratere, dove si rischia di essere colpiti dalla cosiddetta bomba vulcanica, ossia una goccia di roccia ardente che si forma dalla lava scagliata in aria, che prima di raggiunger­e il suolo si raffredda e si solidifica. Fra i cinque e i 15 chilometri c’è invece il rischio di essere investiti dalla colata di lava, dai gas e dalla caduta di ceneri. Un altro pericolo è rappresent­ato dagli tsunami generati dalle eruzioni che discendono in mare. Sono una minaccia anche le frane, che possono avvenire sui fianchi dei vulcani durante e dopo le eruzioni, e i fanghi vulcanici e le esalazioni di gas dei vulcani che dormono.

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