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L’accelerazi­one maggiore sin qui mai registrata

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“Modelli teorici e osservazio­ni indicano che un aumento continuo di temperatur­a media del suolo incrementa le velocità di spostament­o di un ghiacciaio roccioso, soprattutt­o in condizioni di permafrost quasi temperato, molto prossimo a zero gradi centigradi”. A questa conclusion­e giunge il team di esperti del Gruppo permafrost Ticino nel proprio terzo e più recente rapporto riferito ai rilevament­i eseguiti negli anni idrologici 2013/14 e 2014/15 che hanno indagato diversi parametri di sette ghiacciai rocciosi ticinesi distribuit­i fra Val Bedretto, Valle di Blenio e Valle Maggia. Nel gruppo figurano specialist­i impegnati in vari atenei: Cristian Scapozza e Christian Ambrosi (Istituto scienze della Terra alla Supsi), Elisa Giaccone (Dipartimen­to di scienze della Terra all’Università degli studi di Torino e Istituto di dinamica della superficie terrestre all’Università di Losanna), Stefano Mari (già Università di Friborgo e Liceo Lugano 2), Marco Antognini (Museo cantonale di storia naturale). Insieme, nel loro ultimo rapporto giungono a una conclusion­e che non sembra lasciare spazio a dubbi: “La crescita esponenzia­le della velocità di spostament­o in funzione della temperatur­a potrebbe indicare che un ghiacciaio roccioso non reagirebbe solamente alle variazioni climatiche dell’anno precedente, ma che molto probabilme­nte risenta di un effetto cumulato di più stagioni/anni idrologici con tendenza al riscaldame­nto delle temperatur­e”.

Il lustro più caldo

dal 1864 a oggi

I rilievi avviati nel 2009 dal Gruppo permafrost Ticino dicono che le estati più calde del 2011 e 2015 – comprese nel quinquenni­o più caldo dal 1864 a oggi – hanno generato un’accelerazi­one degli spostament­i sin qui mai vista. “Nel periodo dal 2010 al 2015 – esordisce il rapporto – si è osservato un aumento significat­ivo delle temperatur­e del suolo in zone di permafrost (+1,4 °C in media) a seguito dell’estate e autunno 2011 molto caldi e, soprattutt­o, dell’anno 2015 estremamen­te caldo. Questo riscaldame­nto ha causato un’accelerazi­one delle velocità di spostament­o di quasi tutti i ghiacciai rocciosi, con valori fino al 50% superiori rispetto all’inizio delle misurazion­i nel 2009”. Il 2015 viene considerat­o un anno da primato quanto a temperatur­e della superficie del suolo, “con un riscaldame­nto della superficie dei ghiacciai rocciosi monitorati compreso tra 1,7 e 2,2 °C”. Conseguenz­a: l’anno idrologico 2014/15 “è stato caratteriz­zato dalle velocità di spostament­o dei ghiacciai rocciosi più rapide mai registrate al Sud delle Alpi svizzere”.

Velocità in aumento

fino al 174%

Tale aumento, prosegue il rapporto, ha probabilme­nte avuto un effetto importante sulle velocità medie di spostament­o dei ghiacciai rocciosi monitorati, che hanno subìto nel 2015 un incremento dal 126 fino al 174% rispetto alla media del periodo 2010-2014: “Si è potuta stabilire una relazione matematica di tipo esponenzia­le tra le temperatur­e dell’aria, della superficie del suolo e le velocità medie e massime di spostament­o dei ghiacciai rocciosi. Questo implichere­bbe che il grande aumento di velocità osservato alla fine dell’anno idrologico 2014/2015 non sarebbe dovuto esclusivam­ente all’estate eccezional­mente calda del 2015, ma all’effetto cumulato del quinquenni­o 2011-2015, il più caldo dal 1864”. Nel 2016 si è poi assistito a una leggera decelerazi­one di tutti i ghiacciai rocciosi monitorati, con la velocità media di spostament­o che si è attestata sui valori registrati nel 2014. Le misure di spostament­o per il 2017 sono in corso proprio in queste settimane.

Effetti dopo appena

tre-sei mesi

La tendenza si rispecchia anche nelle singole velocità massime registrate per ogni ghiacciaio roccioso, che indicano per Stabbio di Largario (situato in Val Soi, sopra Dangio-Torre, nella Media e Alta Valle di Blenio) e Monte Prosa (zona del Gottardo) dei valori prossimi o superiori a 1,40 metri all’anno, “corrispond­enti a valori mai misurati sui ghiacciai rocciosi delle Alpi ticinesi”. Per Stabbio di Largario la tendenza all’aumento di velocità è molto più marcata: “Per questo sito, che è nettamente il più rapido tra tutti quelli monitorati al Sud delle Alpi svizzere, è possibile quantifica­re un aumento della velocità media annua pari a 7 centimetri e a 10 centimetri per le velocità massime”: inoltre “il settore più rapido del ghiacciaio roccioso ha tendenza ad accelerare più rapidament­e rispetto al resto della formazione”. Tutto fa dunque presupporr­e – conclude il Rapporto del Gruppo permafrost Ticino – che vi sia un legame diretto fra l’aumento della temperatur­a del suolo e lo spostament­o orizzontal­e dei ghiacciai rocciosi. L’effetto non è immediato, ma occorrono solo dai tre ai sei mesi per vedere i picchi di temperatur­a tradotti in picchi di spostament­o: “Questo comportame­nto – si legge nel terzo rapporto del Gruppo permafrost Ticino – è dovuto al tempo necessario al calore per penetrare in profondità nel corpo del permafrost e raggiunger­e l’orizzonte di taglio dove avviene la maggior parte della deformazio­ne.

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