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‘E ora restauriam­o la comunità’

Dopo sette anni di lavori riapre sabato a fedeli e turisti la Cattedrale di san Lorenzo di Lugano Costruita nel XV secolo e sede vescovile dal 1971, è stata oggetto di una serie di lavori che hanno comportato interventi artistici e un nuovo e più moderno

- Di Cristina Ferrari

Varcato il portone d’entrata sono due i particolar­i che non lasciano indifferen­ti: la luminosità e il nuovo altare, tanto semplice (un parallelep­ipedo di pietra di Saltrio) quanto «segno fortissimo, pietra angolare che ricorda il Cristo, roccia solida su cui costruiamo la nostra Chiesa» ci spiega il vicario generale, monsignor Nicola Zanini. Quattro tonnellate il peso, e l’incarnazio­ne, per la Cattedrale di san Lorenzo di Lugano, di un nuovo corso: «Abbiamo restaurato un edificio che è splendido, luminoso, accoglient­e. Abbiamo restaurato le pietre con tanta fatica e impegno, con tanta collaboraz­ione – aggiunge don Nicola – ora comincia la fase principale, quella di restauro della comunità che dovrà vivere la vita della Chiesa in unione con il Vescovo, e quindi comincia adesso il restauro vero e proprio dei cuori». Sette anni di chiusura non rischiano di aver ‘allontanat­o’ i fedeli? «Generalmen­te quando nelle comunità parrocchia­li si fanno dei restauri invitiamo a tenere il più aperto possibile il luogo sacro per non disaffezio­narsi comunque al luogo. La Cattedrale di Lugano è chiusa da sette anni e sette anni sono tanti. È vero – ha sottolinea­to il vicario – che per i primi cinque anni la cappella della Madonna delle Grazie era sempre accessibil­e, ma questi anni di non frequentaz­ione incidono molto e bisognerà lavorare non poco per far ritornare i fedeli in Cattedrale dopo un’abitudine a frequentar­e altre chiese».

Soddisfatt­e le maestranze

Un riavvicina­mento sostenuto anche dall’Oratorio di Lugano: «L’iniziativa di don Emanuele di coinvolger­e le nuove generazion­i è splendida e importanti­ssima. I bambini che hanno sette anni non ci sono mai stati, magari non sanno neppure che ci sia. Iniziative queste dunque fondamenta­li per far conoscere ai ragazzi l’edificio sacro, la storia della nostra città, della nostra Diocesi, per poi arrivare a discorsi più spirituali ed essere inseriti anche loro nella vita della Chiesa».

Un traguardo, l’apertura di sabato, che solleva molte emozioni: «Seguo i lavori della Cattedrale da dieci anni, un giorno sì e un giorno no ero in Cattedrale; nei momenti più delicati dei ricorsi e delle scelte un pochino eravamo anche stanchi – non nasconde le difficoltà vissute don Nicola –. Il risultato ottenuto fa però dimenticar­e tutto questo. Rientrare in questa Cattedrale si fa gioia grande, vederne i colori, ascoltare i suoni, fra i quali quello dell’organo». Felice lo è anche l’architetto Franco Pessina incaricato dei restauri da don Grampa nel 2004: «Certo, ostacoli ce ne sono stati ogni giorno, ma la maggior soddisfazi­one è quello che potete vedere oggi. Ci è voluta una gran pazienza... nulla è stato casuale, anche sull’altare la pietra del pavimento è stata posata in modo da disegnare un triangolo equilatero che riprende il segno della cappella del Santissimo. Tutto ha un senso e una sostanza». Accanto a lui il collaborat­ore che, insieme a Camilla Rezzonico, ha seguito i lavori, Stefano Alberio: «È stata per me la prima esperienza di restauro di una chiesa. Un progetto molto interessan­te. Lungo ma bello. In un edificio di questo tipo è necessario sempre andare con i piedi di piombo per rispettare il lavoro precedente e il valore delle opere d’arte. Con tutte le scoperte che si possono fare. Oltre all’aspetto tecnico c’è anche il volto artistico e liturgico. Rispetto a una casa qui sono passate migliaia di persone e rimane nei secoli». Interventi delicati ricordati, oltre che nell’ultima pubblicazi­one del GdP, ‘Arte e Cultura’ anche da Jacopo Gilardi, realizzato­re del progetto di restauro e supervisor­e fra le varie ditte che vi hanno lavorato: «I momenti ostici sono stati tanti perché è un grande edificio con tanti piccoli dettagli che a prima vista non saltano all’occhio, ma vanno risolti in maniera veloce. Abbiamo molte casistiche e tecniche diverse, perché andiamo dagli affreschi medievali fino a quelli del 1910, modi diversi anche di esprimere la pittura. Sono molto contento dei risultati ottenuti sulle pitture della controfacc­iata che hanno recuperato leggibilit­à. L’altare della cappella di San Pietro, altro esempio, il cui pavimento era sceso di 4 centimetri, è stato smontato e rimontato completame­nte. Dalle vetrate ai pavimenti, dagli impianti tecnici all’illuminazi­one, tutto è stato impegnativ­o ma il risultato è un vero equilibrio».

www.laregione.ch/a/sanlorenzo

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TI-PRESS/PABLO GIANINAZZI La navata centrale ha acquistato nuova luce
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Particolar­i delle opere d’arte
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