L’articolo 155 ultima arma
Madrid – Il governo spagnolo “potrà adottare le misure necessarie per costringere al rispetto forzoso dei propri obblighi” una regione se “non compie gli obblighi imposti dalla Costituzione e le leggi o agisce in modo che danneggia gravemente gli interessi generali della Spagna”. L’articolo 155 della Costituzione spagnola è l’arma che Mariano Rajoy ha già caricato in attesa del “chiarimento” richiesto al President catalano Carles Puigdemont. L’articolo conferisce ampi poteri al governo centrale, compreso quello di esautorare o destituire un presidente regionale e i suoi ministri, e sostituirsi ad essi, “commissariando” di fatto la Catalogna. Può assumere il controllo dell’amministrazione, imporre un suo uomo al posto del presidente (sarebbe già stato designato il prefetto Enric Millò), convocare elezioni regionali anticipate. Per attivare il 155, Rajoy deve prima inviare una sorta di diffida formale a Puigdemont, ordinandogli di fare marcia indietro (ed è quello che ha fatto). Se la risposta sarà negativa, dovrà ottenere il via libera del Senato, scontato dato che il Pp vi ha la maggioranza assoluta. Se invece decidesse di applicare l’articolo 116 della Costituzione per imporre in Catalogna lo stato di emergenza – un’ipotesi che per ora sembra scartata – dovrebbe chiedere l’autorizzazione alle Cortes, dove il governo è minoritario, ma su questo punto avrebbe il sì del Psoe. La probabile prima mossa di Rajoy non appena avrà in pugno il 155 dovrebbe essere prendere il comando dei 17mila uomini della polizia regionale dei Mossos d’Esquadra. Così da poter intervenire sulle altre leve del potere catalano. Una destituzione di Puigdemont e del suo vice Oriol Junqueras, che rimarrebbero senza immunità, potrebbe accelerare un loro possibile arresto. Misura estrema, che potrebbe ingenerare una “rivolta” catalana e una fuga in avanti del Govern verso la proclamazione immediata della Repubblica.