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Lago Maggiore, pesci sotto esame per quattro anni

Incontro di una Commission­e italo-svizzera per valutare i vari problemi: dalle sostanze chimiche agli ‘invasori’

- Di Marco Marelli

L’obiettivo è quello di tornare a pescare, anche sul versante lombardo-piemontese del Lago Maggiore, gli agoni per poi venderli come pesce commestibi­le. Insomma, rimuovere il divieto, introdotto nel 1996, al culmine dell’allarme Ddt. Gli ostacoli però non mancano, anche perché la Regione Piemonte ancora non ha preso una decisione, a differenza della Regione Lombardia che, dopo approfondi­ti studi, si è detta disposta a consentire la pesca di questa specie ittica. Solo che il via libera deve arrivare da entrambe le Regioni. Da parte sua il Canton Ticino consente la pesca degli agoni, ma non la vendita per la presenza non di Ddt, ma di un’altra sostanza in valori che non rientrano nelle tabelle italiane, per cui i pescatori ticinesi consegnano il pescato pagato 2 franchi al chilo. Per far chiarezza sui vari problemi degli “inquilini” del Verbano, non solo gli agoni, ma anche lavarelli e i pesci alieni, come i pesci siluro, la cui presenza è motivo di preoccupaz­ioni, nei giorni scorsi, al Centro nazionale di ricerca di Pallanza, si è riunita la Commission­e italo-svizzera per la pesca, la cui competenza oltre che sul lago Maggiore, si estende anche sul Ceresio e sul fiume Tresa. Attorno al tavolo si sono ritrovati Pietro Volta (Cnr), Diego Dagani e Danilo Foresti, delegati svizzeri, Marco Zacchera, commissari­o italiano, Carlo Romanò (presidente della sottocomis­sione) e il segretario Alcide Calderoni. L’incontro di Pallanza ha gettato le basi per uno studio, destinato a durare non meno di quattro anni, per rispondere con rilevanza scientific­a alle domande che gli addetti ai lavori si pongono da tempo. Incomincia­ndo dalle cooperativ­e dei pescatori profession­isti sia ticinesi, che lombardo-piemontesi. «Un primo passo le due Regioni potrebbero già farlo – osserva Marco Zacchera, studioso, nonché sostenitor­e del “Movimento gente del lago” per la valorizzaz­ione di tutto quello che gira attorno al mondo dell’acqua dolce –. Sarebbe sufficient­e che la Regione Piemonte prendesse atto dei risultati lombardi». Lo studio dovrà dare risposte anche sulla scarsità di lavarelli e come riuscire a smaltire la presenza del pesce siluro, che se è arrivato anche nel Lago Maggiore qualcuno ce l’ha immesso, forse per la strana idea di avere più possibilit­à di prendere qualcosa all’amo.

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