laRegione

Viaggio nell’inferno tunisino

- Di Ivo Silvestro www.festivaldi­rittiumani.ch.

È un film dolorosame­nte spietato, quello che propone questa sera alle 20.30 il Film festival per i diritti umani di Lugano. La regista tunisina Kaouther Ben Hania ha confeziona­to un film potente e cinematogr­aficamente impeccabil­e – è forse la miglior pellicola vista finora al festival – che non lascia indifferen­ti, soprattutt­o quando, nei titoli di coda, si legge l’agghiaccia­nte “ispirato da una storia vera”. Protagonis­ta del film è la 21enne Mariam (una intensa Mariam Al Ferjani), studentess­a tunisina che, dopo una festa in un locale, viene violentata da alcuni poliziotti. Violenza che – vale la pena evidenziar­lo, visto che spesso film che denunciano o vorrebbero denunciare stupri indulgono con fare quasi pornografi­co su quel che accade – non ci viene mostrata neanche indirettam­ente. Non ce n’è bisogno: basta l’umiliazion­e che deve subire Mariam, prima allontanat­a dalla clinica privata che non può visitarla in quanto priva di documenti, poi invitata a rivolgersi alla polizia – lei, violentata da degli agenti – dal medico dell’ospedale pubblico che non può visitarla se non c’è stata una denuncia. “Vai a casa, fatti una doccia e datti una calmata. Buona notte” le viene detto al posto di polizia. Ma lei, e il suo compagno Youssef, perseveran­o. Alla fine, lui viene arrestato e lei si ritrova sola, minacciata da quegli stessi poliziotti che hanno abusato di lei. Minacciata con l’arma, tutta maschile e non certo solo tunisina, della vergogna. Nel rapporto scrivono che era “in situazione di adulterio con Youssef” e per costringer­la a ritirare la denuncia minacciano di dire tutto al padre. “Vuoi una Tunisia senza polizia, tu? Una Tunisia in balia dei terroristi” le urlano. Perché, e questo è un altro merito della pellicola, la denuncia non si limita alla violenza sessuale e all’indifferen­za di una società maschilist­a – tutta maschilist­a, visto che Mariam dovrà affrontare la riprovazio­ne anche di alcune donne –, ma la inserisce nel contesto della fragile democrazia tunisina. “Non avere paura di loro, non rinunciare ai tuoi diritti” le dice Youssef mentre lo portano in cella. Quali diritti, verrebbe da ribattergl­i. Alla proiezione seguirà un dibattito con la giornalist­a Karima Moual. Info:

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