Ti ricordi quella volta
A Dublino Celestini diede vita a un ciclo che perdura tutt’ora, in Svezia Sutter si giocò l’Euro con ‘Stop it Chirac’. E ad Atene...
Che si consideri la prestazione della Svizzera a Lisbona un clamoroso disastro, oppure una sconfitta dovuta ad episodi, o ancora una via di mezzo tra un primo tempo dignitoso e una ripresa inguardabile, piangere sul latte versato non serve a nulla. Occorre guardare avanti, perché sulla strada che conduce in Russia non è ancora stato affisso il cartello “divieto d’accesso”. Rimane la scappatoia dello spareggio ed è su questo che Petkovic e giocatori devono concentrarsi, ancor prima di conoscere il nome dell’avversario che scaturirà dall’urna martedì prossimo e che accoppierà il nome della Svizzera a quello di Svezia, Eire, Grecia o Irlanda del Nord. Dal 1994, anno del suo ritorno sul palcoscenico mondiale (negli Usa), la Nazionale rossocrociata ha affrontato in eliminatorie mondiali o europee due volte l’Eire, una volta la Grecia e la Svezia, mai l’Irlanda del Nord. Il ricordo più vivo è quello che conduce ad Atene e al successo 2-1 del 15 ottobre 2008 (per Sudafrica 2010), partita della svolta per una Svizzera che appena un mese prima era stata umiliata al Letzigrund dal Lussemburgo. Il gol della vittoria di Nkufo al 77’ ridiede slancio alla squadra di Hitzfeld che poi andò ad aggiudicarsi il girone, anche grazie al 2-0 casalingo contro i greci, firmato da Grichting e Padalino. Assai più lontano nel tempo è l’unico scontro qualificativo con la Svezia, valido per Euro 96. Nel confronto d’andata gli elvetici di Hodgson si imposero 4-2 con reti di Ohrel, Blomqvist (autogol), Sforza e Türkyilmaz. La sfida di ritorno, giocata il 6 settembre 1995 a Göteborg, verrà ricordata per il fondamentale 0-0 definito da Hodgson come la miglior prestazione della Svizzera sotto il suo comando, ma soprattutto per quanto successe all’entrata in campo dei giocatori. Prima degli inni nazionali, infatti, i calciatori svizzeri esposero uno striscione con la famosa frase “Stop it Chirac”, in relazione al test nucleare francese a Mururoa effettuato appena pochi giorni prima. Per l’Uefa una presa di posizione politica assolutamen-
te inaccettabile e che costrinse la federazione – e l’allora delegato per le squadre nazionali Giangiorgio Spiess – a un delicato lavoro diplomatico. Ma l’episodio ebbe pure ripercussioni interne, per quanto un legame tra i due fatti non sia mai stato ufficialmente confermato. Al momento di stilare le convocazioni per la fase finale in Inghilterra, Artur George, nel frattempo divenuto c.t. al posto di Hodgson (passato all’Inter al termine delle qualificazioni) decise di lasciare a casa Alain Sutter e Adrian Knup (il primo considerato l’ispiratore della protesta ecologista), due
colonne portanti della Nazionale, ma soprattutto due beniamini dei tifosi. Una decisione che scatenò un’autentica rivolta popolare, tanto che il giorno dopo, in occasione dell’ultima amichevole prima della partenza (persa 21 contro la Repubblica Ceca) i tifosi cercarono di prendere d’assalto la sala stampa del vecchio St. Jakob, dove George stava rispondendo alle domande dei giornalisti. Se la sfida con la Svezia riporta alla mente aneddoti socio-politici, il doppio confronto con l’Eire è legato essenzialmente a tematiche sportive. La vittoria di Dublino del 16 ottobre 2002, con la zampata di Fabio Celestini all’88’ (al primo pallone toccato), rappresentò il trampolino di lancio per una nuova era del calcio elvetico. Dopo Inghilterra 96, infatti, vi erano state le delusioni in sequenza di Francia 98, Belgio/ Olanda 2000 e Corea del Sud/ Giappone 2002, tanto da far pensare che la Svizzera fosse tornata quella degli anni Settanta, quella delle “sconfitte onorevoli”. Ma l’arrivo in panchina di Köbi Kuhn, reduce dai buoni risultati con la U21, al posto di Enzo Trossero, portò una ventata di aria fresca e una generazione nuova. Proprio quella sera a Lansdowne Road si aprì un ciclo che ha portato la Svizzera agli Europei in Portogallo e in Francia (oltre a quelli casalinghi) e ai Mondiali in Germania, Sudafrica e Brasile, con l’unico buco di Euro 2012 in Polonia e Ucraina. E l’Irlanda del Nord? I rossocrociati hanno giocato una sola volta nell’Ulster per una fase qualificativa, quella dei Mondiali 1966. Nell’ottobre 1964 vennero sconfitti 1-0 a Belfast e un mese dopo si imposero 2-1 alla Pontaise con reti di Quentin, Kuhn e, per gli irlandesi, di un certo George Best.