Partiti a braccetto, anzi no
Il ripristino della possibilità di congiungere le liste (torna) a dividere la commissione Diritti politici I rapporti sull’iniziativa Filippini a novembre. Durisch: strumento da riattivare. Celio: un imbroglio.
Ripristinare la possibilità di congiungere le liste per le elezioni comunali e cantonali? Una prima risposta dovrebbe giungere il mese prossimo dalla commissione Costituzione e diritti politici del Gran Consiglio, sotto la cui lente c’è l’iniziativa parlamentare, depositata nel marzo di quest’anno, con la quale la democentrista Lara Filippini propone di reintrodurre la facoltà della congiunzione. Detto per inciso: un’analoga richiesta, anche allora proveniente dall’Udc, venne bocciata dal Legislativo nel giugno del 2013. Torniamo al presente. Nella riunione commissionale di ieri è stata stabilita una data di massima – giovedì 9 novembre – per la firma dei rapporti sull’iniziativa. Per ora, nero su bianco, c’è solo quello favorevole: lo ha stilato il socialista Ivo Durisch, ed è sostenuto dalla Lega, oltre che da Ps e La Destra. Sul fronte dei contrari Ppd e Plr: il relativo rapporto verrà redatto dal liberale radicale Franco Celio. Tale al momento la situazione in seno alla ‘Costituzione e diritti politici’, con i Verdi che potrebbero fungere da ago della bilancia. Il capogruppo Francesco Maggi è tra i deputati che hanno sottoscritto l’iniziativa. «Non ho ancora preso una decisione – afferma Tamara Merlo che in commissione rappresenta gli ecologisti –. Prima di schierarmi voglio leggere anche il rapporto di Celio». Sulla validità della richiesta formulata da Filippini non ha invece dubbi Durisch. «Non vediamo alcun motivo per cui oggi non si possa riattivare lo strumento delle congiunzioni – commenta il capogruppo del Ps –. A suo tempo era stato cancellato con l’intento di ridurre il numero delle formazioni politiche, o quantomeno di evitarne la proliferazione. Il che non è avvenuto». La congiunzione permetterebbe «ai partiti coinvolti non solo di valorizzare affinità programmatiche ma, a differenza della lista unica, di conservare anche la loro identità agli occhi dei rispettivi elettori». Non è che il Ps tema di perdere seggi, in particolare quello in governo, e per questo appoggia l’iniziativa Filippini? «Assolutamente no, siamo sempre stati per le congiunzioni, come attesta il programma del partito», risponde perentorio Durisch. «Quello della congiunzione è semplicemente un imbroglio – dice senza esitazione Celio –. Il cittadino vota il partito x e, senza magari che lo sappia, il suo voto potrebbe essere utilizzato per il partito y congiunto col primo. Questo sistema manca di trasparenza». A parer suo, è piuttosto sospetta la convergenza di socialisti e leghisti sull’argomento… «È la conferma che non c’è una motivazione reale a sostegno della congiunzione delle liste, bensì meri interessi di bottega». Ergo, la (ri)conferma dei seggi. E lei non ha fatto qualche calcolo a favore di un possibile raddoppio Plr in Consiglio di Stato? «No», replica Celio: «Se le congiunzioni fossero utilizzate in ottica di sistema maggioritario, allora avrebbero un senso: avremmo una coalizione di partiti che si uniscono per realizzare un determinato programma politico. Nel sistema proporzionale invece questa opzione è scelta da aree politiche mai abbastanza unite per formare un partito unico e nemmeno sufficientemente divise per formarne due o tre del tutto autonomi». In un sistema come il nostro, osserva a sua volta il capogruppo del Ppd Maurizio Agustoni, quello della congiunzione «è una stortura che non ha alcuna giustificazione. La sua abolizione è il frutto di un compromesso che ha portato all’introduzione del modello Hagenbach-Bischoff. Un sistema di calcolo che facilita l’accesso dei partiti più piccoli agli esecutivi, dando prova di efficacia». Venendo meno il problema di rappresentatività di queste forze politiche minoritarie, «non c’è dunque motivo per introdurre una distorsione e favorire accordi che possono essere strumentali». Ci si potrebbe congiungere anche tra partiti piuttosto lontani… «Ad esempio tra Ps e Lega, che puntano a conquistare entrambi un seggio in un Municipio e decidono pertanto di congiungere le liste. Ma si tratta di una distorsione del meccanismo». Da ultimo, «fa un po’ specie che si vogliano cambiare le regole a pochi mesi dalle elezioni – nota Agustoni, alludendo ai tempi di evasione dell’iniziativa –. Mi sembra poco elegante».