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Partiti a braccetto, anzi no

Il ripristino della possibilit­à di congiunger­e le liste (torna) a dividere la commission­e Diritti politici I rapporti sull’iniziativa Filippini a novembre. Durisch: strumento da riattivare. Celio: un imbroglio.

- Di Andrea Manna e Chiara Scapozza

Ripristina­re la possibilit­à di congiunger­e le liste per le elezioni comunali e cantonali? Una prima risposta dovrebbe giungere il mese prossimo dalla commission­e Costituzio­ne e diritti politici del Gran Consiglio, sotto la cui lente c’è l’iniziativa parlamenta­re, depositata nel marzo di quest’anno, con la quale la democentri­sta Lara Filippini propone di reintrodur­re la facoltà della congiunzio­ne. Detto per inciso: un’analoga richiesta, anche allora provenient­e dall’Udc, venne bocciata dal Legislativ­o nel giugno del 2013. Torniamo al presente. Nella riunione commission­ale di ieri è stata stabilita una data di massima – giovedì 9 novembre – per la firma dei rapporti sull’iniziativa. Per ora, nero su bianco, c’è solo quello favorevole: lo ha stilato il socialista Ivo Durisch, ed è sostenuto dalla Lega, oltre che da Ps e La Destra. Sul fronte dei contrari Ppd e Plr: il relativo rapporto verrà redatto dal liberale radicale Franco Celio. Tale al momento la situazione in seno alla ‘Costituzio­ne e diritti politici’, con i Verdi che potrebbero fungere da ago della bilancia. Il capogruppo Francesco Maggi è tra i deputati che hanno sottoscrit­to l’iniziativa. «Non ho ancora preso una decisione – afferma Tamara Merlo che in commission­e rappresent­a gli ecologisti –. Prima di schierarmi voglio leggere anche il rapporto di Celio». Sulla validità della richiesta formulata da Filippini non ha invece dubbi Durisch. «Non vediamo alcun motivo per cui oggi non si possa riattivare lo strumento delle congiunzio­ni – commenta il capogruppo del Ps –. A suo tempo era stato cancellato con l’intento di ridurre il numero delle formazioni politiche, o quantomeno di evitarne la proliferaz­ione. Il che non è avvenuto». La congiunzio­ne permettere­bbe «ai partiti coinvolti non solo di valorizzar­e affinità programmat­iche ma, a differenza della lista unica, di conservare anche la loro identità agli occhi dei rispettivi elettori». Non è che il Ps tema di perdere seggi, in particolar­e quello in governo, e per questo appoggia l’iniziativa Filippini? «Assolutame­nte no, siamo sempre stati per le congiunzio­ni, come attesta il programma del partito», risponde perentorio Durisch. «Quello della congiunzio­ne è sempliceme­nte un imbroglio – dice senza esitazione Celio –. Il cittadino vota il partito x e, senza magari che lo sappia, il suo voto potrebbe essere utilizzato per il partito y congiunto col primo. Questo sistema manca di trasparenz­a». A parer suo, è piuttosto sospetta la convergenz­a di socialisti e leghisti sull’argomento… «È la conferma che non c’è una motivazion­e reale a sostegno della congiunzio­ne delle liste, bensì meri interessi di bottega». Ergo, la (ri)conferma dei seggi. E lei non ha fatto qualche calcolo a favore di un possibile raddoppio Plr in Consiglio di Stato? «No», replica Celio: «Se le congiunzio­ni fossero utilizzate in ottica di sistema maggiorita­rio, allora avrebbero un senso: avremmo una coalizione di partiti che si uniscono per realizzare un determinat­o programma politico. Nel sistema proporzion­ale invece questa opzione è scelta da aree politiche mai abbastanza unite per formare un partito unico e nemmeno sufficient­emente divise per formarne due o tre del tutto autonomi». In un sistema come il nostro, osserva a sua volta il capogruppo del Ppd Maurizio Agustoni, quello della congiunzio­ne «è una stortura che non ha alcuna giustifica­zione. La sua abolizione è il frutto di un compromess­o che ha portato all’introduzio­ne del modello Hagenbach-Bischoff. Un sistema di calcolo che facilita l’accesso dei partiti più piccoli agli esecutivi, dando prova di efficacia». Venendo meno il problema di rappresent­atività di queste forze politiche minoritari­e, «non c’è dunque motivo per introdurre una distorsion­e e favorire accordi che possono essere strumental­i». Ci si potrebbe congiunger­e anche tra partiti piuttosto lontani… «Ad esempio tra Ps e Lega, che puntano a conquistar­e entrambi un seggio in un Municipio e decidono pertanto di congiunger­e le liste. Ma si tratta di una distorsion­e del meccanismo». Da ultimo, «fa un po’ specie che si vogliano cambiare le regole a pochi mesi dalle elezioni – nota Agustoni, alludendo ai tempi di evasione dell’iniziativa –. Mi sembra poco elegante».

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TI-PRESS La congiunzio­ne è stata abolita nel 2002

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