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La multa? La pago coi bitcoin

Una mozione (primo firmatario Paolo Pamini) propone al governo di lanciare un progetto pilota La moneta elettronic­a al Dipartimen­to delle istituzion­i, come sperimenta­zione, per un anno. I proponenti? ‘Un segnale importante’.

- Di Aldo Bertagni

Il futuro è adesso. E parla il linguaggio della digitalizz­azione. Prendete la valuta, sempre meno cartacea – per quanto la Bns sta rivedendo i propri ‘pezzi’ – e sempre più di plastica, ovvero ridistribu­ita via tessera. E allora facciamo un passo in più, verso le nuovissime tecnologie finanziari­e. Con i “bitcoin” ad esempio, la moneta elettronic­a creata nel 2009 e che a fine settembre contava già 16,6 milioni di ‘pezzi’ per una capitalizz­azione di ben 28,4 miliardi di dollari. L’idea è semplice: un progetto pilota, per un anno, al Dipartimen­to delle istituzion­i (Di) dove si possa pagare le fatture in bitcoin. Senza limite, contrariam­ente a Zugo e a Chiasso dove è già data ai cittadini questa opportunit­à ma con un tetto massimo rispettiva­mente di 200 e 250 franchi. L’idea è contenuta in una mozione “trasversal­e”, firmata da deputati di quattro gruppi parlamenta­ri. Primo firmatario è Paolo Pamini, granconsig­liere de ‘La Destra’. Perché mai cambiare, Pamini, magari complicand­o la vita ai cittadini? «In verità per l’utente non cambierà niente perché è come se pagasse in dollari o in euro. Si tratta di una proposta relativame­nte semplice, da un punto di vista tecnico, senza nessun rischio per il Cantone ma con una grande valenza verso l’esterno come segnale di apertura verso questo nuovo mondo». Per altro, commenta ancora Pamini, il Canton Ticino non arriverebb­e primo perché come detto il pagamento coi bitcoin è già possibile a Zugo e dal 2018 lo sarà anche a Chiasso. «La nostra proposta è invece originale sul limite, che non esiste; non viene imposto». Ma quanto costerà cambiare sistema di pagamento? Voi della destra siete sempre attenti ai costi dell’amministra­zione cantonale... «Beh, ci si potrebbe addirittur­a guadagnare, con l’aumento di valore dei bitcoin. Ma in verità non cambierà niente: al momento dell’incasso vengono immediatam­ente convertiti in franchi svizzeri». D’accordo, ma dove li trovo i bitcoin? «È possibile acquistarl­i ai distributo­ri delle Ffs ubicati in tutta la Svizzera e le Ferrovie non si espongono al rischio del cambio. Non appena una persona li acquista, vengono immediatam­ente convertiti. I bitcoin stanno circolando sempre di più. Vi sono altri punti di vendita [uno anche a Lugano, vedi nella foto, ndr], tipo bancomat, dove effettuare l’operazione di acquisto è estremamen­te semplice. Ed è altresì possibile reperirli online». Una valuta elettronic­a – perché di questo si tratta – che non fa riferiment­o a un ente centrale e sta ottenendo ampi consensi. Pamini cita un caso, in Olanda, dove s’è creata una specie di comu-

nità fra commercian­ti, un centinaio, che utilizza la moneta elettronic­a per le vendite; dal meccanico al fruttivend­olo. Affidabile, semplice, innovativa: «Si tratta dunque di lanciare un messaggio di fiducia» precisa il primo firmatario della mozione che punta sul Dipartimen­to delle istituzion­i per avviare una fase sperimenta­le. «Perché è un Dipartimen­to dove la digitalizz­azione sta occupando un ruolo importante e poi perché emette ogni anno centinaia di migliaia di fatture per le imposte di circolazio­ne, i servizi di collaudo o il rilascio di permessi» precisa Pamini. Concluso l’anno di sperimenta­zione, il Consiglio di Stato dovrebbe redigere un rapporto all’attenzione del Gran Consiglio così da poter decidere come proseguire. Del resto chi l’ha detto che il denaro è soltanto quello di carta, magari ben sistemato sotto il materasso? Le criptovalu­te sono ormai fra di noi, “oggetti” reali. Non alieni, ma soldi veri.

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TI-PRESS Il primo bancomat luganese di bitcoin

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