laRegione

L’Uss: ‘Salari dignitosi al posto degli spot’

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“Si possono insegnare tutte le tecniche di ricerca di impiego possibili e immaginabi­li ma senza un freno alla corsa al ribasso degli stipendi non sarà mai possibile migliorare la qualità del mercato del lavoro”. L’Unione sindacale svizzera (Uss) Ticino e Moesa saluta così le nuove misure presentate dal Dipartimen­to finanze ed economia [cfr. ‘laRegione’ di ieri], dedicate al mercato del lavoro. In una nota inviata ai media, il sindacato precisa che in Ticino i dati relativi agli stipendi mediani e alle persone che fanno capo all’assistenza pubblica “mostrano una costante situazione di degrado”. Infatti “il 31% dei cittadini ticinesi è a rischio povertà, si diffonde la sottoccupa­zione, i salari sono addirittur­a calati nel corso degli ultimi anni in 7 sezioni economiche su 17 e i ticinesi guadagnano mediamente il 18% in meno rispetti al resto della Svizzera”. In un simile contesto – si aggiunge ancora nel comunicato dell’Uss – le misure presentate dal Dfe “risultano quantomeno di dubbio impatto rispetto ai problemi centrali del mercato del lavoro: i bassi livelli salariali e la diffusione della povertà”. La questione, secondo il sindacato, è un’altra e coinvolge direttamen­te il potere d’acquisto dei lavoratori qui residenti. A breve, si ricorda, il governo presenterà il messaggio sul salario minimo. “Secondo le stime ricavate dalla ‘Rilevazion­e struttural­e dei salari’ circa 8’000 lavoratori residenti in Ticino sono pagati meno di 21 franchi all’ora [sotto i 3’400 franchi mensili per 40 ore settimanal­i, ndr]. Il ‘pacchetto’ di provvedime­nti più importante dovrebbe avere un solo nome: paghe dignitose”. Questo, si precisa, consentire­bbe all’economia di liberarsi dalla concorrenz­a sleale basata sulle retribuzio­ni miserevoli. “Troppe pseudoazie­nde – scrive l’Uss – costringon­o i lavoratori a rivolgersi alle assicurazi­oni sociali per sopravvive­re”. Una situazione generale, dunque, poco incoraggia­nte e che necessita di misure decisament­e più “vigorose” rispetto a quelle prospettat­e dal Dfe, quali “la realizzazi­one di spot promoziona­li per rafforzare le relazioni tra Urc e aziende e la sperimenta­zione di un ‘simulatore comportame­ntale’ per i colloqui di lavoro”.

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TI-PRESS Il disagio si allarga

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