Sul cantiere per 7 euro l’ora
Si avvicina il giorno del processo per lo scandalo che ha coinvolto, quasi due anni fa, la Emme Suisse Società Cooperativa con sede a Lugano. Comparirà, infatti, davanti alle Assise criminali di Lugano martedì 7 novembre l’imprenditore italiano, cinquantenne, arrestato il 14 dicembre del 2015 dalla polizia perché accusato di usura qualificata, inganno nei confronti delle autorità, falsità in documenti, alternativamente – come si legge nell’atto d’accusa – false comunicazioni alle autorità del Registro di commercio. L’uomo, amministratore della Emme Suisse con sede a Lugano e residente all’estero, era attivo nell’ambito dell’edilizia. Secondo il procuratore Andrea Pagani avrebbe sfruttato decine di operai impegnati su diversi cantieri in tutta la Svizzera. Per un cospicuo beneficio finanziario (la cifra si aggirerebbe intorno ai 300mila franchi) l’imprenditore è incappato in una serie di abusi. In particolare, non sarebbe stato rispettato il contratto collettivo di lavoro di categoria. Alcune indiscrezioni trapelate nel momento dell’arresto parlavano di ‘retribuzioni’ agli operai di 7-9 euro all’ora. Egli, insomma, avrebbe sfruttato lo stato di bisogno o l’inesperienza fra gli oltre trenta operai che sarebbero coinvolti nei fatti protrattisi sull’arco di due anni, fra l’autunno 2013 e l’avvenuto arresto del titolare dei cantieri sparsi in tutto il territorio confederato. La Corte che si riunirà a inizio novembre per giudicare il malfattore, scarcerato lo scorso aprile su cauzione, sarà presieduta dalla giudice Rosa Item affiancata dai giudici a latere Manuela Frequin Taminelli e Luca Zorzi. La difesa sarà sostenuta dall’avvocato Yasar Ravi. L’atto d’accusa riporta un lungo elenco di località dove sarebbero avvenuti i fatti: Lugano, Bellinzona, Biasca, Sorengo, Locarno, Chiasso, Ginevra, Berna, Etoy, Davos, Losanna, Nyon e altre località svizzere. In particolare, gli abusi che gli sono contestati sarebbero venuti alla luce sul cantiere di Berna tramite l’intervento dei sindacati.