laRegione

Psichiatri a processo

In Pretura penale il caso della morte di un paziente dell’Osc di Mendrisio

- Di D.C./A.MA.

L’episodio risale al 2014. I quattro medici saranno giudicati a inizio novembre

Quattro medici in forze all’Organizzaz­ione sociopsich­iatrica cantonale (Osc) di Mendrisio compariran­no, a inizio novembre, in Pretura penale di Bellinzona per rispondere di omicidio colposo. I fatti, resi pubblici ieri dal Dipartimen­to della sanità e della socialità (Dss) e coperti dalla tutela del segreto medico e d’ufficio, riportano alla morte, avvenuta nel maggio 2014, di un paziente degente alla Clinica psichiatri­ca cantonale. A perdere la vita sarebbe stato un giovane sui 25 anni, figlio adottivo, di origine brasiliana. Il ragazzo era ricoverato da alcuni giorni nella struttura e si trovava in uno stato di forte agitazione. Sofferente di una patologia psichiatri­ca grave, quello di maggio era l’ultimo di una serie di ricoveri coatti. Secondo l’accusa, sostenuta dal procurator­e pubblico Zaccaria Akbas, al paziente sarebbe stato somministr­ato un certo quantitati­vo di farmaci, che non sarebbe stato poi metabolizz­ato correttame­nte dalla persona, procurando quindi un accumulo di principio attivo nel sangue che si sarebbe rivelato fatale. Insomma, un caso di terapia eccessiva. Una ricostruzi­one corroborat­a dalla perizia giudiziari­a ordinata dal pp. I quattro psichiatri, patrocinat­i dagli avvocati Luca Marcellini, Luigi Mattei, Roberto Macconi e Goran Mazzuchell­i, si sono succeduti alla cura del giovane durante la sua degenza, confermand­o peraltro la stessa terapia, e di conseguenz­a avrebbero concorso nel verificars­i dell’evento: una tesi che il Ministero pubblico ha tradotto nei quattro decreti d’accusa, emessi in aprile dal procurator­e Akbas. Decreti che propongono la condanna dei quattro medici a pene pecuniarie (sembra una novantina di aliquote giornalier­e), sospese. Decisioni alle quali gli accusati si sono opposti, chiamando di conseguenz­a in causa il giudizio della Pretura penale. A loro dire, infatti, hanno agito secondo le regole della prassi medica previste in circostanz­e del genere. A dare il la all’inchiesta era stata proprio la morte del giovane. E come avviene in questi casi, la Clinica aveva informato del fatto la Polizia cantonale, la quale ha avviato d’ufficio tutti gli accertamen­ti del caso per stabilire cause ed eventuali responsabi­lità. In un comunicato stampa, il Dss, dal canto suo, ieri ha precisato che, come da prassi, “quanto accaduto è stato oggetto di tempestiva segnalazio­ne alla Commission­e di vigilanza sanitaria”. Nei confronti dei dipendenti, “il Consiglio di Stato ha inoltre aperto un’inchiesta disciplina­re”. Procedure “sospese in attesa dell’esito del procedimen­to penale in corso”. I medici hanno quindi continuato la loro attività “non essendo mai sussistiti elementi per una sospension­e cautelare”.

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TI-PRESS L’udienza è per inizio novembre

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