laRegione

Confermata l’istigazion­e all’evasione

Hassan Kiko era evaso nel 2016 con l’aiuto di una secondina che si era innamorata di lui

- Ats

Sei mesi da scontare per istigazion­e all’aiuto all’evasione di detenuti: questa la pena supplement­are confermata ieri dal Tribunale d’appello per il detenuto siriano di 29 anni che nel febbraio 2016 evase dalla prigione di Dietikon (Zurigo) con l’aiuto di una secondina. I due erano fuggiti la notte dell’8 febbraio 2016 dal carcere zurighese, dove il siriano era detenuto in regime di carcerazio­ne di sicurezza. Erano riusciti a far perdere le tracce, dirigendos­i in macchina in Italia. Dopo una fuga d’amore durata sei settimane, sono stati arrestati dai Carabinier­i nelle prime ore del 25 marzo in un appartamen­to a Romano di Lombardia (Bergamo) e in seguito estradati. Davanti al Tribunale cantonale di Zurigo, Hassan Kiko – questo il nome del detenuto – ha ammesso ieri di avere chiesto «alcune volte» all’ex secondina che si era invaghita di lui di lasciare aperta la porta della sua cella. Non ci sarebbe però mai stata nessuna forma di pressione. «Non avevo nulla con cui mettere sotto pressione qualcuno», ha detto il 29enne, che ieri ha considerat­o una «stupidaggi­ne» l’idea di fuggire in Italia. La Corte ha tuttavia confermato la sentenza emessa lo scorso maggio dal Tribunale distrettua­le di Dietikon. Hassan Kiko si è già visto confermare nel dicembre di un anno fa in seconda istanza una condanna a 4 anni di prigione per lo stupro di una ragazza di 15 anni. Il siriano, arrivato in Svizzera nel 2010, ha alle spalle anche due precedenti condanne per reati a sfondo sessuale ed ha accumulato sette anni di carcere da scontare. Intanto la storia d’amore fra il detenuto siriano e l’ex secondina sembra durare: i due si sono sposati lo scorso mese di luglio nel penitenzia­rio di Lenzburg (Argovia), dove l’uomo è detenuto. La 34enne, che oggi porta il cognome Kiko, è stata a sua volta condannata lo scorso mese di gennaio a 15 mesi di prigione con la condiziona­le per aiuto all’evasione. La sentenza è passata in giudicato. Il marito ha raccontato che la donna lo può visitare una volta alla settimana in carcere, precisando che gli incontri vengono costanteme­nte sorvegliat­i.

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