L’Austria guarda a destra
Alle elezioni legislative di domenica il favorito è l’enfant prodige conservatore Sebastian Kurz
In primo piano il tema dell’immigrazione. Prevista un’affermazione del Partito Popolare, seguito dalla destra xenofoba.
A due giorni dal voto, la svolta conservatrice dell’Austria è quasi una certezza. Gli ultimi giorni di campagna elettorale sono stati una gara a scavalcarsi a destra, indice di un clima assai poco amichevole per l’uscente cancelliere socialdemocratico Christian Kern. Ha parlato di portare gli ingressi illegali di migranti «a zero» il Partito popolare di Sebastian Kurz, il ‘Wunderkind’ che probabilmente diventerà cancelliere (dato intorno al 33%). Ha ribattuto con un controcanto islamofobo il populista Heinz-Christian Strache, il cui Partito della libertà è dato secondo al 27%: «una moschea qui, un’associazione lì, asili infantili musulmani, noi non vogliamo l’islamizzazione del nostro Paese», ha detto l’erede di Jörg Haider. Un coro a due che fa temere agli osservatori internazionali la possibilità di una coalizione Kurz-Strache. Da ministro degli Esteri, il favorito Kurz ha portato avanti una politica del pugno duro su profughi e immigrati, facendo intanto promesse vaghe, come il taglio delle tasse - «agli austriaci alla fine del mese in busta paga deve restare di più» - ed evitando le insidie di un vero e proprio programma. Così il 31enne si è preso il partito, trasformandolo in una lista personale ed epurando la vecchia guardia (il 75% dei vecchi esponenti non siederà più in parlamento). Intanto il navigato Strache, che ha saputo alternare gli acuti xenofobi con passaggi dal tono più conciliante e mellifluo, ha saputo conquistare voti soprattutto nelle periferie operaie urbane, sempre più in difficoltà. Non pervenuto il socialdemocratico Christian Kern: anche lui giovane e promettente, non è mai riuscito a dettare l’agenda del dibattito. Fino allo scandalo che lo ha travolto qualche giorno fa: quando è venuto fuori che un suo consulente avrebbe promosso una campagna ‘sporca’ contro Kurz, con pagine Facebook fasulle mirate a diffamarlo facendo leva, fra l’altro, su pregiudizi antisemiti. Gli effetti sui consensi sono stati immediatamente visibili nei sondaggi: il partito è crollato al 23%, e del caso hanno approfittato i partiti di opposizione, come i Verdi. La fine della Grosse Koalition darebbe un’altra gatta da pelare al cancelliere tedesco Angela Merkel, che si troverebbe a fronteggiare una Vienna più vicina a Varsavia e Budapest che a Berlino, almeno in termini di politiche migratorie. E proprio con il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha flirtato spesso Kurz, pur di chiudere la rotta dei Balcani.