Un centinaio i casi illegali che emergono ogni anno in Ticino
Le insidie aumentano se l’acquisto implica l’importazione di animali dall’estero. Nel caso citato sopra, per esempio, il cane che non risultava registrato in Svizzera appariva invece in una banca dati italiana. «L’importazione comporta il rischio di introdurre malattie non presenti sul nostro territorio – fa notare il veterinario cantonale Tullio Vanzetti –. La più grave è sicuramente la rabbia, perché è ancora diffusa in molti Stati ed è trasmissibile alle persone. Gli animali possono infettarsi senza mostrare sintomi per molti mesi». E prima che essi mostrino sintomi, può avvenire il contagio all’uomo. «Questo il motivo per cui vigono prescrizioni molto severe (consultabili su
ndr)», sottolinea Vanzetti, che aggiunge: «Se gli animali provengono da Paesi a basso rischio di rabbia, i requisiti richiesti sono l’identificazione con microchip, la vaccinazione antirabbica valida e il passaporto per animali da compagnia». Dev’essere più alta la guardia se la provenienza riguarda Paesi con presenza di rabbia, come la Serbia, la Turchia e l’Ucraina in Europa, e moltissimi altri Paesi extraeuropei: l’importazione può avvenire soltanto dopo accertamenti di laboratorio e quindi tempi di attesa. «Al di là degli aspetti sanitari, va rilevato che le importazioni di cani con la coda o le orecchie recise sono vietate». In questo caso, spiega il veterinario cantonale, le infrazioni vengono perseguite direttamente dalla Direzione delle dogane. Nel caso di importazioni professionali l’iter appare più complesso. «Ciò è il caso se gli animali importati sono più di cinque o se sono destinati a terze persone: per esempio quando varie associazioni per motivi di protezione animali importano cani dall’estero a scopo di adozione nel nostro Paese». La procedura prevede l’obbligo di notifica in un sistema informatico internazionale chiamato Traces. «In questi casi il nostro ufficio è a disposizione per fornire le necessarie informazioni». Ogni anno in Ticino, sottolinea Vanzetti, vengono a galla un centinaio di casi d’importazione illegale perseguibili dall’Ufficio del veterinario cantonale. SAM