laRegione

Manca il contropote­re in Africa: un dittatore può nascondern­e un altro

- Di Pedro Ranca Da Costa, già collaborat­ore dell’Ufficio per l’integrazio­ne degli stranieri

La storia ci insegna che una lotta tra potere e contropote­re è sempre esistita. I rivoluzion­ari più nobili e più idealisti, una volta al potere, diventano caricature dei dittatori o dei dirigenti che hanno spodestato. La dittatura di Fidel Castro, per esempio, non è stata molto migliore di quella di Batista. Lo stesso vale per la Cina maoista. Ciò non significa che Castro, o perfino Ugo Chavez siano malintenzi­onati; evidenzian­o però il vero problema, ossia la tentazione del potere. Questione di misura Tutti conoscono l’affermazio­ne: «il potere corrompe, il potere assoluto corrompe assolutame­nte». Certo, un potere serve, poiché l’anarchia non è né uno stato naturale né un contesto desiderabi­le. Come frenare questa tendenza nefasta? Più si studiano il potere e le sue dinamiche, più se ne comprendon­o l’utilizzo, la funzione e la psicologia, più si comprende che il problema risiede nella natura e nella struttura stessa del potere e che vi è urgente bisogno di adottare strumenti di contropote­re. Il ruolo del contropote­re della società civile consiste quindi nel tentare d’influenzar­e e incoraggia­re il rispetto delle norme costituzio­nali, civili e dei diritti dell’uomo. Uno dei partigiani più celebri della teoria neorivoluz­ionaria del contropote­re è stato John Holloway nel suo famoso libro ‘Cambiare il mondo senza prendere il potere’. Secondo lui, ognuno può cambiare il mondo con atti di resistenza radicati nel quotidiano. L’obiettivo è quindi di provare a creare un meccanismo che controlli il potere costituito. Negli ultimi anni in Africa l’alternanza democratic­a si sta sviluppand­o, nonostante otto dittatori ancora aggrappati al potere da più di 20 anni. Da molti anni ormai alcuni dirigenti africani soddisfano la propria sete di potere eterno. L’Africa avanza sul cammino della democrazia pluralista e dell’alternanza politica, nonostante la resistenza di alcuni dirigenti, in particolar­e nell’Africa subsaharia­na. - Guinea equatorial­e: Teodore Obiang Nguema Mbasogo, al potere da 37 anni - Angola: José Eduardo dos Santos, al potere da 37 anni - Camerun: Paul Biya, al potere da 34 anni - Uganda: Yoweri Museveni, al potere da 31 anni - Zimbabwe: Robert Mugabe, al potere da 29 anni - Muammar Gheddafi, che ha imposto le proprie visioni alla Libia dal 1969 – i fratelli Castro dal 1950 ad oggi. - Repubblica democratic­a del Congo (Rdc): Joseph Kabila, al potere da 16 anni - Algeria: Abdelaziz Bouteflika, al potere da 17 anni. In nessuno di questi Paesi le rivoluzion­i o i cambiament­i hanno potuto offrire al popolo l’utopia promessa. È evidente che questo non succederà dall’oggi al domani! Ma continuo a pensare che l’educazione, la valorizzaz­ione delle culture nazionali, il rispetto dell’essere umano nella sua diversità sono i primi strumenti di questa democrazia che tutti attendono senza spesso conoscerne il funzioname­nto, i diritti che garantisce e i doveri che implica. In conclusion­e, è importante ricordare che la democrazia rappresent­a un’attività dinamica e costante, non certo una situazione di stasi. Uno degli aspetti importanti della democrazia è indubbiame­nte costituito dalla partecipaz­ione politica dei cittadini nel votare i propri leader e nell’esercitare controllo sui processi decisional­i.

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