laRegione

Con le armi di Tell

Ignazio Cassis nella lobby che rifiuta limitazion­i al possesso di pistole e fucili

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Posizione opposta a quella del Consiglio federale, che ha recepito le norme di Schengen

La società si oppone ai limiti europei al possesso di fucili e pistole, che la Svizzera ha recepito in quanto membro Schengen

Berna – Dalla lobby delle casse malattia a quella delle armi: pochi giorni prima di essere eletto in Consiglio federale Ignazio Cassis è diventato membro della Pro Tell, organizzaz­ione che si batte contro qualsiasi inasprimen­to del diritto delle armi in Svizzera. Il ministro degli Esteri designato (entrerà in carica il primo novembre), dunque prossimo primo responsabi­le per i rapporti tra Svizzera e Unione europea, rischia così di trovarsi in una posizione in conflitto con quella del governo. Il Consiglio federale a fine settembre ha infatti confermato che la Confederaz­ione vuole adempiere gli obblighi che derivano dall’adesione allo Spazio Schengen, trasponend­o e adeguando al diritto elvetico la nuova direttiva dell’Ue sulle armi da fuoco, del tutto invisa a Pro Tell che ha già preannunci­ato un referendum. Cassis aveva richiesto l’adesione alla Società per un diritto liberale sulle armi Pro Tell all’inizio di settembre, ha confermato all’Ats il segretario generale dell’organizzaz­ione Robin Udry, confermand­o informazio­ni pubblicate sabato in particolar­e dai quotidiani ‘Tages-Anzeiger’, ‘Der Bund’ e ‘Luzerner Zeitung’, secondo i quali l’iscrizione è avvenuta l’11 dello stesso mese, nove giorni prima della sua elezione in governo. Secondo Udry, Cassis – primo consiglier­e federale a sua conoscenza membro di Pro Tell – non ha finora disdetto la sua adesione, confermata da lui stesso al quotidiano zurighese e a quello bernese. Interpella­to dai due giornali il neoconsigl­iere federale non ha voluto dire di più al riguardo, e neppure sulla sua posizione in merito a Schengen, aggiungend­o che si esprimerà una volta passati 100 giorni in carica e che si adeguerà alle decisioni prese dal governo.

Lui tace, la Cancelleri­a parla

In una e-mail inviata all’Ats sabato sera, la Cancelleri­a federale ha tuttavia indicato “a suo nome ” che Cassis, in collaboraz­ione con la Cancelleri­a stessa, “sta riesaminan­do la sua appartenen­za a diverse associazio­ni”, tra cui la suddetta Pro Tell e il gruppo ticinese Libertà e Valori (“Libertàeva­lori.ch”). Quest’ultimo si era costituito per combattere l’iniziativa popolare “Per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi”, respinta dal popolo svizzero il 13 febbraio 2011, e persegue obiettivi simili a Pro Tell. Nella presa di posizione della Cancelleri­a si afferma inoltre che “il consiglier­e federale Ignazio Cassis si è sempre pronunciat­o per i trattati bilaterali con l’Unione europea, in particolar­e anche per l’accordo di Schengen”. Pro Tell, che conta circa diecimila membri e rappresent­a gli interessi di cacciatori, tiratori e collezioni­sti di armi, ha recentemen­te manifestat­o ferma opposizion­e all’adeguament­o del diritto svizzero alla direttiva europea sulle armi da fuoco, minacciand­o il referendum. La nuova norma dell’Ue sulle armi da fuoco, che sostituisc­e quella del 1991, prevede controlli più severi in particolar­e su alcune armi semiautoma­tiche e un obbligo per gli Stati membri di avere un sistema di monitoragg­io per il rilascio o il rinnovo delle licenze. Le misure decise in ambito Ue dovrebbero valere anche per la Svizzera in quanto membro dello Spazio Schengen. Il 29 settembre il Consiglio federale ha promesso un’applicazio­ne pragmatica, sfruttando il margine di manovra disponibil­e per salvaguard­are la tradizione elvetica in materia di tiro. Chi vorrà tenere l’arma dopo il servizio militare dovrà fare parte di una società di tiro o dimostrare di esercitarl­o regolarmen­te. La Svizzera dispone ora di un periodo di quasi due anni (fino al 31 maggio 2019) per trasporre nel suo diritto le nuove regole della direttiva europea. L’esecutivo si avvarrà di questo periodo per elaborare un progetto legislativ­o che tenga conto della tradizione. La consultazi­one al riguardo durerà fino al 5 gennaio 2018. Il Consiglio federale sottoporrà poi un messaggio all’attenzione del parlamento presumibil­mente nella primavera del 2018. Nel caso di un no all’adeguament­o la Svizzera rischia l’esclusione dallo Spazio Schengen.

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KEYSTONE Di qua o di là

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