Reuille, il cecchino che stende il Davos
Fanno diciotto punti di fila, per un Lugano che continua a salire. Il bello, però, arriva adesso. Ireland: ‘Ed è compito mio’.
Sesto successo di fila per il Lugano, che vola ancor più in alto grazie a uno slap del vodese: ‘Avessi potuto, avrei fatto quattro giri di pista’. Attenzione, però, all’euforia. Ireland: ‘È compito mio’.
Lugano – Chiamatela, se volete, passione. Greg Ireland, almeno, la definisce così («e vogliamo portarla sul ghiaccio tale e quale ogni sera», dice). È proprio la passione per ciò che fanno sul ghiaccio che, alla lunga, permette ai bianconeri di mandare al tappeto pure il Davos, dopo Ambrì, Langnau, Ginevra, Bienne e Friborgo. Nonostante, per come giochi, quella di Del Curto per il Lugano sia forse la squadra peggiore di tutte. «È sempre difficile affrontare una squadra del genere, che va in pista con l’obiettivo di costringere il suo avversario ad allungarsi il più possibile – spiega capitan Chiesa –. Ed è vero, abbiamo impiegato un po’ nel prendere contromisure, anche perché non è scontato essere compatti in pista per tutto il tempo. Abbiamo però cercato di spezzare la loro velocità, e dopo essere stati bravi a rientrare, abbiamo pure trovato il successo, grazie a un gran gol in shorthand». Merito di Sébastien Reuille. «Sembra che dietro di me ci fossero due compagni – dice il vodese, che si gode il momento –. Io, però, ho visto che c’era l’opportunità e sono partito». Prima di indovinare il ‘buco’. «Mi sono accorto che Van Pottelberghe si era un po’ spostato sulla sua destra, e così ci ho provato. Ed è davvero una liberazione: se avessi potuto (ride) avrei fatto quattro giri di pista. Anche perché pure la sera prima a Friborgo avevo avuto una chance, e me l’ero presa tantissi-
mo con me stesso per non averla sfruttata». Proprio come Reuille, il Lugano la sua occasione l’ha sfruttata. «Ci siamo dovuti anche adattare, ma eravamo pronti a farlo. Infatti, se è vero che il Davos ultimamente ha un po’ modificato la sua tattica, privilegiando maggiormente il centro della pista prima di spostare
il gioco sull’ala, tatticamente l’avevamo studiato a video. Quindi sapevamo a cosa andavamo incontro», conclude. E così fanno 18 punti di fila. E sono tanti. Il difficile, però, paradossalmente arriva proprio adesso. Infatti i bianconeri ora affiancano in vetta alla graduatoria il Berna (che, però, ha un incontro
da recuperare), ma devono fare attenzione a che l’euforia non cresca a dismisura. «I nostro lavoro è quello di essere critici per natura – spiega Ireland –. Quindi abbiamo il compito di estrapolare le cose che non vanno, perché se tutto funzionasse a meraviglia non ci sarebbe bisogno di un coach, e i giocatori potrebbero fare
da soli. È questo che facciamo, insistendo su ciò che non combacia perfettamente e di cui ci accorgiamo nelle analisi a video. In una stagione che, per tutti, è fatta di alti e bassi. Ed è compito nostro vegliare affinché la squadra non si esalti troppo quando vince e non si deprima quando perde. Serve la giusta via di mezzo».