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‘Giustizia, dopo tutti i torti’

La soddisfazi­one di Rino Bassi della Tricomix Sa per la sentenza del Tribunale federale Considerat­o l’annullamen­to dell’appalto alla Compodino, Locarno ha già preso contatto per lo smaltiment­o del verde nell’impianto di Cadenazzo

- di Mario Campo

«Finalmente il campanile è stato messo un po’ più al centro del paese, dopo tutti i torti che ho dovuto subire erroneamen­te. Il Tram mi aveva infatti già dato torto in diversi altri casi”. Rino Bassi, titolare della Tricomix di Cadenazzo, da noi raggiunto ieri pomeriggio, è comprensib­ilmente molto soddisfatt­o dopo la sentenza con cui il Tribunale federale – come abbiamo anticipato sabato sera sul nostro sito internet (www.laregione.ch) – gli ha reso giustizia accogliend­o il suo ricorso (patrocinat­o dall’avvocato Filippo Gianoni) contro l’aggiudicaz­ione di un appalto triennale (2017/19) deciso dalla Città di Locarno a favore della Compodino Sa. Un appalto, ricordiamo, da oltre 300mila franchi. «Grazie alla sentenza – considera Bassi – Locarno dovrà smaltire gli scarti vegetali nel nostro impianto. Già mercoledì scorso un responsabi­le dell’Ufficio tecnico ha preso contatto con noi e domani (oggi, ndr) dovremo trovarci per discutere le modalità di collaboraz­ione. Con la decisione di Losanna, quasi tutto il Ticino dovrà adeguarsi. Nella lista cantonale, su una quindicina di compostato­ri solo tre sono conformi mentre tutti gli altri sono nella stessa situazione della Compodino». Sul fronte opposto, Tatiana Gnehm, moglie del titolare della Compodino, accetta la decisione del Tribunale federale.

‘Non siamo dei malfattori’

«L’unica cosa – sottolinea – è che non vogliamo essere considerat­i quasi dei malfattori per una situazione che non abbiamo creato noi e che non abbiamo trascinato noi nel tempo. La Compodino è nata su invito del Cantone, a seguito di un’esigenza impellente determinat­asi dopo il decreto sui fuochi all’aperto. Mio marito a più riprese ha sollecitat­o le autorità per poter essere messo in regola – sono trent’anni che picchia lo stesso chiodo – e si è sempre impegnato nel rispetto delle disposizio­ni: sono stati spesi fior di quattrini per tenere il sedime pulito e non inquinare. Abbiamo anche subito ingiustame­nte tutte le accuse relative alle puzze. Ora siamo in attesa del famoso trasloco al Pizzante che dovrebbe essere attuato, però chissà quando. Cosa possiamo fare d’altro? I tempi della politica sono lunghi, però un trentennio è troppo...». Dal canto suo, il Municipio di Locarno, per bocca del vicesindac­o Paolo Caroni, precisa che l’appalto è stato attribuito ad una ditta che figurava sulla lista degli impianti autorizzat­i. Ora l’esecutivo si adeguerà alla decisione del Tf. I Verdi puntano invece il dito: “Questa sentenza – affermano i consiglier­i Francesca Machado e Pierluigi Zanchi in un lungo comunicato (pubblicato sul nostro sito) – non ci coglie di sorpresa, dal momento che non fa che sottolinea­re quanto da anni mettiamo in evidenza tramite i nostri atti parlamenta­ri e gli interventi. In questo caso, Municipio e Consiglio comunale hanno deciso di proseguire delle attività, pur sapendo che sono illegali e dunque illecite perché non rispettano disposizio­ni superiori. (...) La stessa cosa era già avvenuta nell’ambito della discussion­e sullo smaltiment­o degli scarti vegetali per i preventivi 2017, dove 23 consiglier­i su 37 votarono contro il nostro emendament­o, e indirettam­ente quindi contro il rispetto delle normative pianificat­orie e dunque a favore dell’illegalità”. Il deputato Bruno Storni (Ps) nel giugno 2016 aveva inoltrato un’interrogaz­ione al CdS, rilevando che la Compodino era fuorilegge. “Bisogna anche ricordare – rileva – che il Dipartimen­to del territorio una decina d’anni fa aveva intimato alla Compodino alcune misure di risanament­o e gestione dell’impianto per ridurre le puzze. Compodino fece ricorso ottenendo ragione dal CdS perché di fatto non doveva risanare ma doveva chiudere per i motivi che sappiamo (Pr). A parte la questione pianificat­oria da sempre fuorilegge quello che delude molto è l’assenza completa di collaboraz­ione da parte del Cantone per perlomeno ridurre i volumi trattati da Compodino sfruttando appieno le capacità di impianti in regola che potrebbero arrivare a 10mila tonnellate”.

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TI-PRESS Rino Bassi

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