laRegione

Il castagno

- Di Giorgio del Lago Maggiore

Segue da pagina 21 (...) dal Rinascimen­to (circa 1350-1500) in concomitan­za con il progresso tecnico in agricoltur­a e il crescente sviluppo della cerealicol­tura. Da allora sino a fine Ottocento, con l’avvento di altri materiali da costruzion­e (ferro ecc.) la castanicol­tura fu progressiv­amente abbandonat­a, sopravvive­ndo però in alcune zone vocate dove contribuì non poco a spegnere i morsi della fame e a completare l’alimentazi­one dei poveri fino all’ultima guerra. Nel bosco di Carpineto, sul versante orientale dell’Etna, vive il Castagno dei cento cavalli. È chiamato così perché la leggenda vuole che la regina Giovanna I d’Angiò nel 1347, a caccia sul vulcano e sorpresa da un potente temporale, tro- vò rifugio con tutta la sua scorta di 100 cavalieri nel cavo del gigantesco albero. Il suo tronco ha una circonfere­nza di 22 metri ed è alto 22 metri, gli specialist­i dicono che ha tra i 2’500 e 4’000 anni, probabilme­nte è l’essere vivente più antico d’Europa. Chi avrà messo quel seme nella calda terra dell’Etna? Un marinaio fenicio capitato per caso ai piedi della montagna o un combattent­e greco sbarcato con tutta la famiglia alla ricerca di nuove terre da colonizzar­e? I frutti di quest’albero millenario avranno mantenuto il sapore originario dei primi? Nel bel libro di Ely Riva “Alberi secolari del Ticino” (Salvioni Edizioni) ci sono le fotografie di alcuni antichissi­mi castagni ticinesi: i due castagni dell’Alpe di Brusino con 11 metri di circonfere­nza e mille anni di vita, quello di Bordei a Palagnedra il più grande, con un tronco di 12,70 metri di circonfere­nza, e quello di Chironico 11,75 metri. Castagni centenari e monumental­i non ne mancano in Ticino, sia al Sud che al Nord se poi andate a Berzona (Val Onsernone) ne troverete uno con una targa su cui sta scritto “L’arbul du pueta Francesco Chiesa MCMXXXIX”.

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