Sesso, potere e la regola del silenzio
Intervista alla psicologa sociale Chiara Volpato sul maschilismo, a partire dal caso Weinstein ‘C’è un collegamento diretto tra molestie sessuali e potere’ spiega Chiara Volpato che invita a non minimizzare le conseguenze negative sulle vittime che si rit
Con Chiara Volpato, professoressa di psicologia sociale, approfondiamo il caso Weinstein. Per non limitarci alla cronaca e osservare chi si nasconde dietro un sistema ancora maschilista.
Harvey Weinstein era uno degli uomini più potenti di Hollywood: troviamo lui, dietro alcuni dei film più significativi degli ultimi anni – ‘Pulp Fiction’ e ‘Shakespeare in Love’, giusto per citarne due – senza dimenticare gli stretti legami che il produttore aveva con la politica, a partire dai generosi finanziamenti per le campagne elettorali di Barack Obama e Hillary Clinton. «Siamo, da quel che appare, di fronte al caso classico di un uomo di potere che utilizza questo suo potere nel quotidiano» ci spiega Chiara Volpato, professoressa di psicologia sociale all’Università di Milano Bicocca e autrice di ‘Psicosociologia del maschilismo’ (Laterza 2013), alla quale abbiamo rivolto alcune domande per cercare di dare un senso, al di là della cronaca di denunce e polemiche, allo scandalo sessuale che ha travolto Weinstein, accusato da numerose attrici, tra cui Asia Argento e Angelina Jolie, di molestie e abusi ripetuti negli anni.
Professoressa Volpato, prima di proseguire, per capire bene il tipo di analisi che faremo, può spiegarci in breve che cosa è la psicologia sociale?
Sostanzialmente, è quella parte di psicologia che si occupa delle relazioni sociali, sia tra individui, sia tra gruppi, e di come la persona percepisce la dimensione sociale. La psicologia sociale parte dal postulato che tutto sia sociale, nel senso che noi esseri umani siamo per costituzione esseri sociali, siamo sempre collegati agli altri. Nello specifico, io mi occupo di psicologia dei gruppi sociali, di conflitti tra gruppi, pregiudizi, stereotipi, discriminazioni…
Per comprendere il maschilismo è quindi necessario tenere conto del contesto sociale?
Assolutamente. Dobbiamo tenere presente che nella stragrande maggioranza delle società c’è una forte diseguaglianza tra uomini e donne. C’è una immagi-
ne sociale diversa e soprattutto c’è un potere diverso che si trasferisce all’interno di tutti i rapporti quotidiani tra uomini e donne.
Arrivando al caso Weinstein, quello che abbiamo di fronte è quindi un binomio classico: potere e coercizione sessuale.
Le molestie, e anche la violenza, purtroppo sono molto frequenti in tutte le società e le troviamo soprattutto quando c’è una differenza di potere, perché c’è un collegamento diretto tra molestie e potere. In tutte le società, compresa la nostra, nonostante i cambiamenti che ci sono stati: nel corso del Novecento lo status della donna è fortemente cambiato,
ma questi problemi continuano a esserci e anzi, diversi studi hanno messo in luce che un certo tipo di violenza si acuisce, nel momento in cui la donna ribalta la situazione e trova uno status migliore, cerca autonomia… Si parla di “effetto backlash”, una specie di ritorsione o attacco che purtroppo vediamo in molti casi di femminicidio che avvengono quando la donna cerca di riconquistare l’autonomia.
Una specie di reazione per ribadire quale dovrebbe essere il posto della donna…
Esattamente. Vediamo molte molestie quando la donna è autorevole e ha ad esempio un ruolo pubblico: pensiamo agli attacchi sessisti alla presidente della Camera Laura Boldrini. Ma questo aspetto non sembrerebbe riguardare il caso Weinstein che è più “classico”: un uomo di potere che utilizza il proprio potere sul lavoro. E abbiamo molti esempi, intorno a noi, tanto che mi stupisco che gli altri si stupiscano così tanto di un comportamento che è molto diffuso, anche ad alti livelli. Abbiamo il presidente degli Stati Uniti che è un molestatore, e anche in Italia c’è stato un presidente del Consiglio con, diciamo, dei comportamenti particolari…
Abbiamo quindi la molestia che mira all’umiliazione e quella di chi, invece, semplicemente approfitta
del proprio potere…
Sì, ma è bene evidenziare che anche le molestie “meno violente”, definiamole così, hanno conseguenze molto importanti sul benessere delle persone. Anche nei casi meno estremi hanno delle conseguenze negative perché riducono l’autostima e aumentano l’insicurezza.
Visto che parliamo di vittime: perché anche donne che ci sembrano forti e decise hanno subìto le molestie e taciuto per anni?
Si vede anche in altri campi: di solito è più facile ribellarsi quando non si è soli. La ribellione, o più in generale il tentativo di cambiare una situazione sociale che si ritiene ingiusta, avviene quando le persone si mettono insieme. In queste situazioni qui una componente importante è rappresentata dalla solitudine. E per le vittime di molestie non è facile mettersi insieme, perché sono in un sistema che le porta a pensare che tutti si comportano così, che le altre donne ci stiano e c’è poi la paura di essere escluse dal sistema nel quale ambiscono a fare strada. C’è, credo, una pressione sociale molto alta che porta le vittime a stare zitte. Dobbiamo poi considerare il senso di colpa: “Ho fatto qualcosa per rendere possibile quello che è successo”. E la vergogna… Devo dire che trovo singolare che in molti si chiedano come mai le vittime non hanno denunciato prima le molestie subite: temo che abbia a che fare con il biasimo della vittima, con il dire “un po’ se l’è cercata”.
È il ‘mito dello stupro,’ la convinzione che le donne provochino lo stupro e che magari provino anche piacere.
Esatto. È una mentalità che sposta il biasimo sulla vittima e che continua a venir fuori, soprattutto quando le persone “non stanno attente” a quel che dicono.
A proposito: tra chi accusa le vittime di aver partecipato a uno scambio forse riprovevole ma certamente utile alla carriera, e di essersene pentite vent’anni dopo, troviamo molte donne.
Che l’accusa venga da uomini o da donne non cambia, perché tutti noi siamo inseriti in questo sistema che pesa sia sugli uomini sia sulle donne. Non a caso quando facciamo ricerche sul sessismo, troviamo comportamenti sessisti sia tra gli uomini sia tra le donne per quanto di solito con tassi più bassi tra le donne.